Google ha sfornato una trimestrale eccellente, soprattutto alla luce del contesto economico attuale, ma le azioni sono cadute del 3% nelle contrattazioni after hour. Questo piccolo paradosso economico è figlio di un pacchetto azionario che ha abituato a stupire fin dai giorni della sua comparsa a Wall Street: gli analisti attendevano silentemente il colpaccio, ma così non è stato. Il valore pertanto si sgonfia leggermente e si assesta poco sotto i 430 dollari per azione.
«Google ha avuto un trimestre molto buono […]. Sebbene la gran parte del mondo dell’economia sia in difficoltà, le entrate di Google anno su anno crescono del 3%. Questo risultato evidenzia la consistenza del nostro modello di business e il nostro sforzo responsabile nella gestione delle spese in modo da posizionarci bene per la ripresa economica, quando avverrà»: così Eric Schmidt ha benedetto i risultati provenienti dalla seconda trimestrale di cassa dell’anno, registranti entrate da 5.52 miliardi di dollari. Le entrate nette assommano a 4.07 miliardi contro attese per 4.05, mentre i profitti netti balzano del 18% anno su anno passando da 1.25 miliardi a 1.48.
I siti interni all’area Google hanno maturato il 66% delle entrate, ovvero qualcosa come 3.53 miliardi (+3%); i siti in partnership hanno maturato il 31% delle entrate, ovvero qualcosa come 1.68 miliardi (+2%). Il 53% degli introiti proviene da area internazionale (in aumento dell’1%) ed un 13% complessivo dal solo Regno Unito.
Diminuisce in modo sostanziale il prezzo medio del pay-per-click: -13% circa nel trimestre in corso. Diminuisce altresì la porzione di incassi che Google ha girato ai propri partner (da 1.47 a 1.45 miliardi). Il gruppo vanta ora capitali “cash” per 19.3 miliardi di dollari e poco meno di 20 mila dipendenti (erano 20.164 il Marzo scorso).
Contestualmente alla presentazione della trimestrale vanno registrate alcune interessanti dichiarazioni del Chief Financial Officier Google, Patrick Pichette secondo cui YouTube è destinato a diventare presto un asset pregiato: Pichette si riferisce a YouTube come ad un servizio in rapido recupero, con un «business model incredibile». Sono molti gli occhi puntati su YouTube, poiché trattasi in qualche modo della palla al piede del gruppo: acquistato a caro prezzo, il sito non ha mai saputo partorire una stagione in attivo, crescendo a dismisura senza tuttavia riuscire a mettere da parte un modello valido a livello di advertising. Il CFO Google si è però espresso a chiare lettere: la strada che porta YouTube alla profittabilità è ormai breve.
Negli ultimi 6 mesi le azioni Google sono cresciute del 45%: è pertanto possibile che, in assenza di numeri ancor più esaltanti, qualche investitore abbia deciso di far cassa e di monetizzare un portafoglio in preda al piccolo entusiasmo scatenato dalla buona trimestrale Intel.