Le associazioni di consumatori di sette Paesi europei, precisamente di Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Slovenia, Svezia e Norvegia, hanno accusato Google di violare il GDPR, chiedendo all’antitrust di intervenire contro la società americana per aver tracciato i movimenti di milioni di utenti (violando in parole povere la legge sulla privacy).
L’accusa segue l’invito di Google agli utenti ad abilitare la registrazione della cronologia di posizione su web e app, che permette all’azienda di accedere ai dati dei consumatori. Le denunce sono state presentate dunque alle rispettive autorità nazionali per la protezione dei dati. A tal proposito la BEUC, ovvero l’associazione dei consumatori europea che riunisce 43 organizzazioni locali, dichiara:
Queste pratiche non sono conformi al GDPR, in quanto Google non dispone di una base giuridica valida per l’elaborazione dei dati in questione. In particolare, il rapporto mostra che il consenso degli utenti fornito in queste circostanze non è dato liberamente.
Ovviamente Google non ha accolto le accuse passivamente, tentando di difendere la sua posizione. Un portavoce di BigG ha quindi affermato:
La cronologia di posizione è disattivata di default ed è possibile modificarla, eliminarla o metterla in stand-by in qualsiasi momento. Se è attiva, aiuta a migliorare i servizi come le previsioni del traffico stradale durante gli spostamenti dell’utilizzatore.
Google, infine, si difende dicendo che ha spiegato con chiarezza come, alcuni dati, potrebbero essere comunque raccolti qualora la registrazione venisse interrotta/disattivata, al fine di migliorare l’esperienza dei suoi servizi. Il colosso di Mountain View promette inoltre di leggere con attenzione il rapporto per capire in che modo migliorare il proprio controllo pur rispettando senza problemi la privacy dei consumatori.