Google è da tempo impegnata a garantire l’esclusione di materiale pirata dal proprio motore di ricerca, mettendo a disposizione di chi si batte per la tutela del copyright alcuni strumenti dedicati alla segnalazione di link ritenuti illegali e quindi da rimuovere. A quanto pare non è abbastanza, almeno secondo il parere della Corte Suprema Francese, che ha ordinato al colosso di Mountain View di eliminare dalla funzione di autocompletamento e suggerimento termini come Torrent, RapidShare e Megaupload.
Il tutto ha avuto inizio quando SNEP (Syndicat National de l’Édition Phonographique) ha chiesto al giudice di pronunciarsi sull’attività di Google. Effettuando una ricerca, i navigatori possono infatti sfruttare la funzionalità per completare automaticamente le query al fine di trovare siti che condividono brani o album in modo non autorizzato. Ad esempio, chiunque può digitare semplicemente “[Artista] [Titolo]” per veder poi comparire “torrent”, “rapidshare”, “megaupload” o altri termini come “download”. A questo punto basta un click su uno dei risultati per poter scaricare un archivio contenente tutte le canzoni, senza mettere mano al portafogli. Una decisione, quella della giustizia francese, contro la quale l’azienda ricorrerà in appello. Solo allora sarà possibile capire se la sentenza sarà definitiva e bigG dovrà agire di conseguenza.
Due cose risultano poco chiare della vicenda: innanzitutto sembra incredibile come i membri della Corte Suprema Francese non siano a conoscenza della chiusura di Megaupload, avvenuta addirittura sei mesi fa. L’unica spiegazione plausibile è che il servizio di hosting gestito da Kim Dotcom fosse ancora attivo al tempo della richiesta da parte di SNEP. Inoltre, va chiarito come il giudice parli esclusivamente di “autocompletamento” e “suggerimento”, ma non dell’eliminazione dei risultati dal database di Google. In altre parole, per arrivare al download di un album pirata, sarà sufficiente digitare manualmente “torrent” o “rapidshare”.
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