Google ha investito ulteriori 2.6 milioni di dollari in 23andMe. Il danaro con cui quest’ultima azienda opera proviene quasi per intero dalle stesse tasche: da Google, dal suo fondatore Sergey Brin e dalla moglie Anne Wojcicki. 23andMe è l’azienda, della quale Webnews si occupò fin dalla prima ora per gli strettissimi legami che stava intessendo proprio con Google, che promette uno screening completo del DNA al fine di offrire valutazioni statistiche sul grado di rischio che un individuo deve tenere in considerazione in rapporto a tutta una serie di possibili patologie di origine genetica. Il tutto al costo una tantum di 399 dollari, con aggiornamenti costanti nel tempo in base alle nuove risultanze della ricerca scientifica.
Interrogato da VentureBeat circa il nuovo finanziamento, Google ha risposto tramite Jane Penner: «Abbiamo creduto nelle promesse della tecnologia 23andMe quando vi abbiamo investito e continuiamo a crederci ora. 23andMe aiuta le persone a capire le proprie informazioni genetiche, una mission che supportiamo e che vediamo in linea con l’obiettivo Google di organizzare le informazioni di questo mondo». La spiegazione appare però formale, oltremodo istituzionale. Perchè, al di là delle possibili interpretazioni, dietro i milioni volati verso 23andMe sembra esserci molto di più di un semplice investimento aziendale: il cuore, la salute, gli affetti e la famiglia potrebbero essere motivazioni ben più importanti.
Sergey Brin, grazie alle analisi compiute sulla sua saliva da parte dell’azienda fondata dalla moglie, ha scoperto di avere nel proprio DNA una mutazione genetica, direttamente ereditata dalla madre, tale per cui il destino potrebbe portarlo con il passare degli anni a soffrire della malattia di Parkinson (mutazione G2019S del gene LRRK2). L’outing di Brin fece scalpore: un blog venne aperto appositamente per questo annuncio (utilizzato in seguito soltanto per recente un evento luttuoso) e fu chiaro il fatto che sarebbe stato compiuto ogni sforzo personale al fine di investire nella ricerca per trovare nuovi spiragli curativi per una malattia che ad oggi non sembra offrire speranze.
Kit 23andMe per la raccolta del campione di saliva
Google ha investito nel gruppo 3.9 milioni prima e 2.6 milioni ora. Brin vi ha investito anche a titolo personale. La concorrenza è forte, ma l’approccio di 23andMe alla materia è peculiare ed in larga misura ispirato a quello che è l’appeal user-friendly tipico del motore di ricerca. I legami tra le parti avranno un ulteriore aspetto particolare: alcuni uffici Google saranno infatti probabilmente messi a disposizione di 23andMe (non sarebbero pubblici i dettagli sull’accordo) in una comunione dei beni che dalla famiglia si trasferisce anche alle rispettive aziende.
Quella che per 23andMe è una miniera d’oro, però, per Google è sommariamente poca cosa: le casse del motore di ricerca ammontano a qualcosa come 17.8 miliardi di dollari ed i milioni versari per la ricerca nel DNA non rovineranno il sonno agli azionisti.