Il business principale di Mountain View, come noto, è nella pubblicità e nel modo in cui il motore può aiutare gli inserzionisti a posizionare gli annunci su pagine ‘rilevanti’, ovvero contenenti materiale coerente con la pubblicità in questione, in modo da garantire la maggior resa possibile all’investimento effettuato. Tracciare gli utenti e carpirne abitudini e caratteristiche diventa pertanto un elemento fondamentale nelle attività del motore, la cui necessità è capire il target per poterlo così sfruttare nel posizionamento degli annunci (massimizzando tanto la resa dei clienti, quanto la propria).
Alla luce di tutto ciò va interpretato il senso delle rivelazioni raccolte da The Guardian, secondo il quale Google è in grado di raccogliere informazioni sulla personalità degli utenti in base ai comportamenti dei giocatori in rete. Si tratta di capire chi sia portato o meno per esempio a comportamenti corretti o scorretti o al gioco di squadra. Google avrebbe registrato questo progetto come un brevetto sia negli Stati Uniti che in Europa già da un mese.
L’inferenza del gioco può avere due risvolti. Da una parte v’è l’esperienza ludica e le conseguenze dirette che può avere nelle ore successive («se l’utente gioca per due ore di fila, il sistema potrà restituire pubblicità correlate a pizza o caffè»), senza dimenticare in ciò l’importanza emergente dell’in-game advertising; dall’altra v’è tutto il lavoro di profilazione con cui l’utente viene analizzato nei suoi comportamenti («un utente che esplora molto, probabilmente sarà interessato a pubblicità relative alle vacanze»). Ambienti come Second Life o World of Warcraft potrebbero in tal senso rivelare informazioni preziose.
Alle prevedibili accuse di violazione di privacy e di diritti umani l’azienda di Mountain View ha risposto affermando di non aver ancora cominciato ad utilizzare la tecnologia in questione, ma di averla solo brevettata come tante altre.