Google Analytics è il servizio di statistiche web più utilizzato al mondo. Da quando l’azienda di Mountain View ha acquisito Urchin Software nel 2005 e rilasciato il servizio Urchin on Demand in forma gratuita, l’utilizzo del potente strumento di analisi è cresciuto nel tempo in maniera esponenziale. Nel corso degli anni, Google ha introdotto numerosi miglioramenti, così da coprire di fatto tutte le necessità di un webmaster. Ma c’è un problema, e anche grosso: Google Analytics violerebbe le leggi europee in materia , come del resto fanno altre aziende del settore tech. A stabilirlo, due sentenze nel giro di due settimane, una da parte delle autorità austriache, l’altra, la più recente, del Garante per la protezione dei dati personali francese.
I dubbi europei su Google Analytics
Anche questa questione è legata allo scontro che va avanti ormai da moltissimo tempo sul General Data Protection Regulation, il regolamento dell’Unione Europea che riguarda il trattamento e la libera circolazione dei dati personali. Il GDPR prevede che le multinazionali, soprattutto hi-tech, non possono trasferire i dati dei clienti europei all’interno di quelle aree “che non offrono lo stesso livello di protezione che esiste in Europa”. Tra questi Paesi rientrano gli Stati Uniti, visto che le leggi statunitensi consentono alle Big Tech di fornire alle autorità i dati personali degli utenti per motivi di sorveglianza e sicurezza. E questo cozza, e di molto, con il GDPR.
Secondo i Garanti per la privacy austriaci e francesi, nonostante la sentenza Schrems II con la quale la Corte di Giustizia UE ha stabilito che il Privacy Shield, ovverosia la normativa che fino a quel momento era stata adottata per regolare il trasferimento dei dati tra UE e USA, non era più valida, molte grandi realtà hanno fatto finta di niente e continuato di fatto a trasferire dati dall’Unione europea agli Stati Uniti. Google compresa. Da qui la “richiesta” delle Autorità a Google Analytics e ad altri operatori di siti web di conformarsi al regolamento UE sulla gestione dei dati entro e non oltre un mese.
Per ora da Mountain View non hanno voluto commentare il provvedimento. Lo scorso gennaio, invece, Google aveva risposto alla sentenza austriaca pubblicando sul suo blog ufficiale una lunga nota dove venivano spiegate le misure adottate da Google Analytics per tutelare la privacy dei suoi utenti, in rispetto della normativa europea sul tema. E poi aggiornando i termini per il trattamento dei dati. Ma queste misure evidentemente non sono state ritenute sufficienti dai giudici europei per escludere l’accessibilità di dati sensibili ai servizi segreti statunitensi.