Google e Apple chiudono la guerra reciproca che avevano aperto in tema di brevetti: le parti hanno concordato la cessazione di ogni ostilità, comunicando la chiusura coatta di ogni denuncia pendente e mettendo una pietra sopra a quel che è stato il passato. In mezzo alle parti v’è Motorola, gruppo acquisito da Google proprio per difendersi dall’offensiva legale di Cupertino e in seguito rivenduta pur mantenendo tutti i brevetti che hanno rappresentato lo scudo difensivo di Android al cospetto di iOS.
Perché questo era Motorola: un bagaglio immenso di brevetti che Google ha potuto sfruttare per difendersi tanto da Microsoft quanto da Apple, rispondendo a ogni attacco con una contro-denuncia. La strategia ha pagato: dopo anni di tensione, il tutto si chiude con un nulla di fatto che Larry Page non può che cogliere come un successo da condividere con il predecessore Eric Schmidt.
Tutti contenti, tranne uno: Steve Jobs. L’ex numero uno di Apple aveva infatti spergiurato battaglia contro Mountain View, dichiarando una “guerra termonucleare” contro un sistema operativo che veniva considerato una copia di quanto posto in essere da Apple per il proprio iPhone. La storia ha consigliato all’erede Tim Cook di cambiare strategia: inutile continuare a rincorrere i brevetti, soprattutto nel momento in cui Motorola non è più un rivale temibile e Google se ne va liberando a seguito di una cessione a Lenovo. La guerra promessa da Steve Jobs rimarrà dunque una leggenda che ha sì avuto seguito, ma che di fatto non ha avuto conseguenze: oltre 20 cause stratificatesi nel tempo tra le parti vanno al macero, chiudendo uno dei fronti più caldi della guerra dei brevetti che ha accompagnato l’esplosione del mobile.
Sebbene Google e Apple si stringano la mano, le parti non hanno comunque firmato alcuna cessione reciproca di licenze, né Apple ha alcuna intenzione di affossare l’offensiva contro Samsung: i brevetti rimangono una reciproca arma che ha consentito alle parti di misurare il rispettivo potere contrattuale, senza però lasciare ai giudici l’ultima parola. Una forma di collaborazione prenderà però forma: Apple e Google coopereranno per formare una lobby che promuova una riforma dei brevetti, migliorandone la forma attuale e sposando presumibilmente gli interessi delle grandi compagnie che investono in ricerca e proprietà intellettuali.