Già negli ultimi 2 anni il re dei motori di ricerca aveva stretto accordi con riviste informatiche per far approdare sulle loro pagine gli annunci dei suoi inserzionisti. Per questo a Novembre annunciò l’intenzione di voler intensificare il crossover tra le diverse forme di advertising, avviando un test con 100 inserzionisti e 66 quotidiani. Esempio siano gli annunci pubblicitari di Register.com apparsi su due giornali dell’Utah, indirizzati alle persone in cerca di lavoro e corredati da numero di telefono e sito web per misurare il feedback del target. Nel test si inscrive anche il recente accordo stretto con Sun e Times per il quale sono previste brevi inserzioni a bordo pagina che ricordano i noti Google Ads online, in accordo con una politica incentrata su grandi volumi di piccoli annunci.
In questo modo Google può offrire ai suoi clienti la possibilità di raggiungere un target segmentato su base geografica locale, compito arduo per l’online advertising. «Abbiamo portato sui giornali a una classe totalmente nuova di inserzionisti» commenta trionfale Tom Phillips, direttore della pubblicità su stampa di Google. Gli editori però stemperano gli entusiasmi: questo modo di fare pubblicità è talmente nuovo che i vantaggi per i quotidiani non sono ancora del tutto chiari, nonostante riescano a piazzare spazi invenduti anche all’ultimo minuto.
Oltre alla carta stampata, Google ha pensato anche alla pubblicità cartellonistica e a quella radiofonica, intavolando le trattative con CBS per la negoziazione di spazi sulle sue stazioni radio. Ai media tradizionali manca dunque solo la televisione. eBay si sta già muovendo in questa direzione, con un sistema online espressamente dedicato alle aste di spazi pubblicitari sulle tv via cavo. La sola fase di testing richiederà un investimento di 50 milioni di dollari e si è ancora in attesa dell’approvazione della Association of National Advertisers, che ufficiosamente supporta l’idea nonostante alcuni dei suoi maggiori esponenti sia contraria.