Il portfolio di oltre 17.000 brevetti detenuto originariamente da Motorola ha contribuito in maniera significativa nel convincere Google ad acquisirne la sezione Mobility, nel 2011. Le proprietà intellettuali sono state mantenute dal gruppo di Mountain View nonostante la successiva cessione dell’attività a Lenovo (in gran parte per essere impiegate nelle battaglie legali), ma a quanto pare il gruppo californiano ha ora intenzione di liberarsene, almeno in parte.
Una documentazione trapelata in Rete ha svelato nei giorni scorsi che bigG ha scelto di mettere all’asta 207 dei brevetti in questione, in particolare quelli relativi alle tecnologie impiegate all’interno delle batterie dei dispositivi mobile. Scendendo ancora più nello specifico, si fa riferimento ai principi chimici sfruttati, ai processi attuati durante la ricarica, al packaging, alla fase di produzione, all’hardware e all’uso di soluzioni ibride.
Poter mettere le mani sulle proprietà intellettuali legate alle batterie può consentire ad un’azienda di espandere il proprio raggio d’azione non solo nel mercato mobile, dove questo tipo di business ha mosso un volume d’affari complessivo di oltre sei miliardi di dollari nel solo 2014. Gli stessi principi sono alla base anche delle batterie equipaggiate sulle auto elettriche, un mercato in costante espansione e che secondo gli analisti continuerà a crescere nei prossimi anni, rimpiazzando i veicoli a motorizzazione più tradizionale.
Restando in tema, secondo le statistiche, nel corso del 2015 l’USPTO (United States Patent and Trademark Office) ha attribuito a Google un totale di 2.835 brevetti, posizionando il gruppo al quinto posto tra le compagnie tecnologiche più attive su questo fronte. La classifica è guidata da IBM, per il 23esimo anno consecutivo.