Google sta diventando una banca, o quasi. La notizia data dal Financial Times è clamorosa, e nasce da una intuizione: nella crisi economica mondiale, con le banche nazionali aiutate dagli stati o dai fondi sovranazionali, chi può ancora prestare denaro? Ma naturalmente i grandi colossi di Internet, tra le poche società a disporre ancora di liquidità (come si era detto anche della Apple, tentata dalla stessa strada). Così Big G, dall’alto dei suoi 43 miliardi di dollari di fatturato nel secondo trimestre, ha ideato un programma di finanziamento per piccole e medie imprese.
Il sistema prevede l’emissione di una carta di credito – prodotta in collaborazione con la Barclays – che le aziende potranno utilizzare per finanziare le proprie campagne su AdWords. Spese di pubblicità sulla piattaforma finanziate con prestito a interessi inferiori, mediamente, alle carte di credito di altre banche, come illustra il prospetto (PDF): meno del 9% con un range ampio, da 200 dollari fino a un massimo di centomila, negli Stati Uniti, e l’11,9% nel Regno Unito.
I primi esperimenti pilota dell’anno scorso hanno portato a una forte soddisfazione dei clienti, quindi Mountain View ha deciso di accelerare: anche se al momento si può accedere soltanto tramite invito e non è ancora chiaro in quali paesi verranno emesse queste carte di credito, la sensazione è che Brin e Page ci credano per davvero. D’altronde la bontà dell’operazione è chiara: compensare la crisi della pubblicità – una delle prime voci che le aziende tagliano in tempi bui – prestando denaro a basso tasso di interesse, sapendo che la sua destinazione è in ogni caso di nuovo Google. L’azienda si fidelizza e Mountain View rispetta formalmente il suo motto «don’t be evil». Non a caso, sul FT hanno subito specificato che questa iniziativa «non serve a produrre profitti, né a perderli».
Le novità sulla trasformazione dei giganti della Rete in neo-banche non finiscono qui. Anche Amazon sta lavorando, da un anno, a un piano di prestito per i negozianti che hanno un account sul sito. L’Amazon Lending si propone di anticipare credito agli esercenti che vogliano incrementare i loro magazzini prima del periodo di vendita (ad esempio sotto Natale), senza strozzarli con i tassi degli istituti bancari. Il finanziamento per aumentare l’inventario è furbo almeno quanto quello per comprare pubblicità su Google: la società di Bezos non ci perde di sicuro. In questo caso, i prestiti vanno da mille a 38 mila dollari, ma i tassi variano molto, dall’1% fino al 13%, e se si considera la commissione che Amazon chiede ai negozianti, il business vale potenzialmente, secondo alcuni osservatori, il 15% in più nel settore.