Prosegue il lavoro di Google per risultati di qualità. Se nel primo decennio della sua vita il motore di ricerca di Mountain View ha voluto dare tutto il possibile e lo scovabile, le nuove esigenze degli utenti lo hanno convinto a intraprendere un percorso opposto: dare meno.
La scrematura del Web è cominciata con l’introduzione di nuovi algoritmi e di una black list (molto discussa) sul browser di casa, ma la novità imprime una svolta: potremo bloccare un sito i cui contenuti non ci sono piaciuti, e dalla query successiva questo sito non comparirà più tra i risultati.
Questo è un passaggio tecnologico, certo, ma anche filosofico, perché per la prima volta Big G piega alla customization (personalizzazione) il cuore del suo business: la qualità dei risultati. Dando importanza non solo a fattori oggettivi ma anche al gusto e alla libera scelta dell’utente. Con tanto di pagina di settaggio per curare la lista e aggiornarla.
Se sia un bene o un male è discorso complesso, che magari si può rimandare a una prova sul campo. Il blog ufficiale ne parla così:
“Crediamo che dare controllo sui risultati offrirà un’esperienza ancora più personale e divertente. Inoltre, anche se non stiamo attualmente utilizzando il blocco di domini degli utenti per il ranking, staremo a vedere i dati in futuro mentre continuiamo a valutare e migliorare i nostri risultati delle ricerca.”
In altri termini, al momento i blocchi degli utenti non faranno scadere il ranking dei siti, come è logico avvenga. Immaginate qualcuno che paghi un gruppo di internauti per bloccare a colpi di click un sito concorrente per abbassarlo nei risultati: sarebbe il caos.
Tuttavia, è un tipo di esperimento che Big G ha intenzione di seguire. Oggi funziona solo su google.com ma si espanderà nel giro di poche settimane.