Google è al centro di una piccola “questione morale” emersa in queste ore in seguito agli screzi tra il sistema di advertising di Mountain View ed un sito in forte in crescita che si trova impossibilitato a promuovere i propri servizi sul motore di ricerca.
Chi ha già avuto occasione di vedere “Cougar Town“, serie tv in onda sul canale Sky Fox Life, potrà capire immediatamente di cosa si sta parlando. Il sito a cui è stato vietato l’advertising su Google, infatti, è CougarLife, una sorta di social network che sta raccogliendo molte adesioni grazie alla propria peculiare natura. Il sito si rivolge alle “cougar”, termine non propriamente vezzeggiativo e descrivente una categoria di donne che, raggiunta l’età matura, cercano partner più giovani. Quel che Cougar Town porta in video, CougarLife lo porta online: annunci e incontri, con il New York Times a ricamare il tutto ricordando la storia cinematografica di “Mrs Robinson“.
CougarLife, a quanto pare, non avrebbe più la possibilità di promuovere le proprie pagine su Google in quanto tali annunci sarebbero stati etichettati come “non-family safe”. In seguito alla richiesta di chiarimenti da parte del sito, il supporto Google avrebbe risposto che «la policy fa riferimento particolare al concetto di “cougar dating”»: mentre il dating online è generalmente accettato, insomma, l’idea della donna matura in cerca di ragazzi più giovani sembra generare problemi. Il che, ovviamente, aizza facilmente sentimenti femministi ed accuse di sessismo. Il tutto aggravato da un approccio differente di Google al medesimo fenomeno a polarità opposte: i siti per “sugar daddy”, ove uomini di una certa età cercano donne più giovani con cui passare il proprio tempo, sono valutati su base differente e vagliati caso per caso.
I risultati relativi al “cougar dating” non sono scomparsi dall’indice di Google, mentre l’advertising del settore è stato portato fuori dai giochi. I siti per “donne puma” non possono dunque investire su AdWords, mentre i siti per “dolci papà” ne hanno la possibilità se l’inserzione è composta nel pieno rispetto delle linee generali del servizio. La Avid Life Media, proprietaria di siti per entrambi gli ambiti, porta in evidenza il problema e vendica così la porta chiusa da Google. Va considerato il fatto che cifre in ballo sono decisamente importanti: il gruppo Avid Life Media sta continuando ad investire al momento su Facebook, ove la spesa mensile media è di circa 100 mila dollari e dove il sistema di advertising non sta dimostrando alcuna restrizione specifica nei confronti del “cougar dating”. La stessa Google, però, potrebbe ripensarci: secondo quanto riferito al New York Times, la policy potrebbe presto essere rivisitata, se non altro alla ricerca di una regola più equa e lineare.