È tra le pagine più viste ogni giorno sul Web e ora ha conquistato un proprio brevetto. Dopo quasi cinque anni di attesa, sembra che Google abbia infine ottenuto dallo US Patent and Trademark Office un riconoscimento ufficiale per la propria pagina di ricerca “classica”, che sarà dunque protetta dalle leggi che normano l’utilizzo dei beni brevettati. Un importante passo in avanti per la società di Mountain View che potrebbe ora condizionare le pagine di ricerca pubblicate online dai suoi numerosi concorrenti.
A rivelare l’avvenuta registrazione del brevetto è stato il sito di informazione online Gawker, che ha anche pubblicato alcuni estratti del documento da poco approvato dall’ufficio brevetti statunitense. Circa tre anni fa, il medesimo ufficio approvò la documentazione fornita da Google nel 2004 per brevettare la propria pagina dei risultati. Tra i documenti presentati spiccava anche una richiesta di brevetto per l’home page del famoso motore di ricerca, domanda per la quale fu istituita una pratica a parte che ha infine richiesto quasi cinque anni per essere completamente evasa.
Nel documento fornito allo US Patent and Trademark Office, Google definisce così il proprio brevetto: «Graphical user interface for a display screen of a communication terminal». Tra le pagine della documentazione fornita si distingue un foglio sul quale è riprodotta la famosa pagina di Google comprendente il logo della società e la casella di ricerca con i due tasti “Search” e “I’m Feeling Lucky”. Il marchio Google è tratteggiato poiché non costituisce parte integrante della richiesta per il brevetto.
La novità sottolineata da Gawker potrebbe avere risvolti da non trascurare. Secondo numerosi osservatori, il brevetto da poco approvato negli Stati Uniti renderebbe la società di Mountain View “proprietaria” dell’idea di una pagina web contenente una grande casella di ricerca con due tasti al proprio centro e sormontata da alcuni link testuali. Tale condizione potrebbe assicurare un’arma di difesa in più per Google per arginare il crescente numero di imitatori della propria home page, ma potrebbe anche disincentivare la creazione di nuove soluzioni basate sulla celebre pagina del motore di ricerca da parte di piccole società e startup.
Al momento Google non ha fornito informazioni ufficiali in merito al nuovo brevetto e non sono dunque noti i piani della società per sfruttarne le potenzialità, ma i principali competitor di Mountain View dovrebbero comunque dormire sonni tranquilli. Tra le varie opzioni messe a disposizione da Yahoo spicca una pagina per effettuare le ricerche simile a quella di Google, ma la collocazione di tasti e link è sensibilmente diversa rispetto alla pagina da poco brevettata. Bing, il nuovo motore di ricerca di casa Microsoft, presenta poche analogie con la home page classica di Google e offre ai propri utenti una immagine di sfondo diversa ogni giorno.
L’approvazione della richiesta di brevetto presentata da Google solleva infine alcuni interrogativi sull’operato dello US Patent and Trademark Office. A partire da metà anni Novanta circa, buona parte dei sistemi per effettuare le ricerche online adottarono un’impostazione grafica minimale del tutto simile a quella adottata da Google e ora brevettata. In molti si chiedono, dunque, se prima della società di Mountain View qualcuno non avesse già proposto all’ufficio brevetti una richiesta per registrare una particolare pagina per le ricerche online, cosa che metterebbe in discussione la validità del brevetto appena approvato e la stessa affidabilità dell’importante istituzione statunitense.