Si torna a parlare di scontri legali riguardanti la questione Android e brevetti, ma questa volta a finire nelle aule di tribunale non sono Samsung o Apple, bensì direttamente Google. Il gruppo di Mountain View è infatti stato accusato dalla società SimpleAir di aver infranto alcune proprietà intellettuali relative alle notifiche push, con i servizi Google Cloud Messaging (GCM) e Android Cloud to Device Messaging (C2DM).
Nonostante la richiesta di annullamento del procedimento, sabato bigG è stata riconosciuta colpevole dal U.S. District Court for the Eastern District del Texas per cinque dei capi d’imputazione, ordinando al motore di ricerca il versamento di una somma alla controparte a titolo di risarcimento. La richiesta iniziale è pari a 125 milioni di dollari, ma toccherà ad un secondo giudice stabilire la cifra esatta. SimpleAir, che viene descritta dai propri vertici come “un’azienda che fornisce su licenza tecnologie di propria invenzione”, non è nuova a situazioni di questo tipo: nel 2012 raggiunse un accordo segreto con Apple per porre fine ad una causa simile, facendo lo stesso con BlackBerry nei mesi successivi e, più di recente, anche con Microsoft lo scorso anno.
Il brevetto in questione (numero 7.035.914) fa riferimento a “sistemi e metodi per la trasmissione dei dati”. Google avrebbe fatto ricorso alla tecnologia depositata per mostrare notifiche push sul display di smartphone e tablet Android, in modo da avvisare gli utenti di novità provenienti da applicazioni come Facebook, Twitter e Gmail. Interpellato dalla redazione del sito PCWorld, il gruppo californiano non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito. Di seguito invece le parole di John Payne, numero uno del team SimpleAir.
Siamo grati al giudice per il suo impegno e accogliamo con piacere la decisione. Abbiamo fornito parecchia documentazione alla corte e questa ha svolto un lavoro eccezionale per selezionare quello importante ai fini del verdetto. Siamo pronti per affrontare il secondo step del processo dove verrà quantificata l’entità del danno economico e speriamo che il nuovo giudice sia dedito alla questione come lo è stato il primo.