Il servizio Google Buzz finora non ha saputo lasciare il segno. Non è facile far schioccare la scintilla che porta l’utenza in massa su un social network e Google finora ci è riuscito soltanto nell’America del Sud con Orkut. Con Google Buzz, invece, finora si è proceduto tra annunci ed abbozzati tentativi, ai quali se ne aggiunge uno nuovo che punta sugli sviluppatori per rendere il servizio più aperto, appetibile ed interessante.
La strategia scelta da Google è quella di una progressiva apertura delle API, facendo in modo che gli sviluppatori esterni possano utilizzare le informazioni contenute nel social network per utilizzarle a proprio piacimento. Le informazioni pubbliche inserite dagli utenti potranno ora essere gestite da sviluppatori esterni ed eventuali servizi o applicazioni costruiti attorno a Google Buzz potranno conferire al network maggior valore agli occhi degli utenti. Secondo quanto annunciato da John Panzer sul blog Google Code, le nuove API mettono a disposizione degli sviluppatori tre tipi di informazioni:
- Commenti degli utenti
- Like degli utenti
- Numero di volte in cui un particolare link è stato condiviso
Queste informazioni vengono estrapolate da Google Buzz (tramite PubSubHubbub) nella speranza che possano generare virtuosismi tali da generare un traffico di ritorno sul network così da sviluppare quelle attività di dialogo e condivisione che hanno trasformato Facebook in quello che è oggi. OneRiot il primo servizio ad avvalersi della novità annunciata: i contenuti di Google Buzz sono ora parte integrante della ricerca in real-time del motore, unendo così il layer “Twitter” a quello del social network di Google.
La documentazione completa relativa alle nuove API è contenuta nell’apposita pagina online. Google, però, dovrà nel frattempo fare i conti con un altro aspetto debole del proprio servizio: l’assenza di contenuti. Come evidenziato anche da Ars Technica, ad oggi gli account su Google Buzz sono in aumento, ma sono in gran parte semplici informazioni aggregate provenienti da altri servizi e altri social network. Stando così le cose diventa difficile scardinare la concorrenza e coltivare una community propria, ma la strada delle API è la giusta strategia per tentare di smuovere la situazione e tentare di far propria almeno una fetta del crescente mondo “social” online.