Microsoft se lo aspettava: prima ancora che Google muovesse il proprio passo ufficiale, a Redmond già si anticipava il rivale parlando alla stampa di uno scontato passo legale relativo al recente annuncio dei cambiamenti previsti per Vista in occasione del primo Service Pack. Così è stato: Google ha manifestato tutto il proprio dissapore relativamente agli accordi stipulati dal gruppo con il DoJ (Department of Justice) e da Mountain View parte una nuova crociata per imporre un regime di ulteriore rigore contro le funzioni di ricerca previste nel nuovo sistema operativo.
Secondo Google le promesse di Microsoft non hanno valore. Google respinge l’impegno del gruppo di Redmond perchè alcuni passi sarebbero stati descritti «solo vagamente» ed in ogni caso il problema sarebbe sì moderato, ma non risolto alla base. La funzione di Instant Search, insomma, rimane nell’occhio del ciclone e Google rincara la dose sottolineando come, essendo tale funzione una assoluta novità, avrebbe dovuto già essere progettata in linea con i dettami della sentenza antitrust del 2002 su cui si basa oggi tutto il procedimento.
Microsoft, ovviamente, per voce del consigliere generale Brad Smith, respinge ogni accusa. Innanzitutto la funzione non sarebbe nuova, ma costituirebbe una semplice evoluzione della vecchia funzione di ricerca da sempre presente in Windows. Inoltre gli accordi firmati con il Department of Justice sarebbero più che sufficienti per garantire la piena concorrenza sui sistemi del gruppo. Ogni accusa è rimandata al mittente e gli accordi comunicati nei giorni passati sembrano dunque voler essere una forma di patteggiamento oltre cui Microsoft non intende andare in alcun modo.
Secondo l’analisi del Financial Times l’operazione legale portata avanti da Google sarebbe formulata con modalità atipiche (va considerato peraltro come le stesse istituzioni giurisprudenziali siano al centro delle attenzioni anche per il recente monito Microsoft contro l’acquisizione di Doubleclick da parte di Google) ed in ogni caso la nuova iniziativa sembra godere di minori speranze di riuscita rispetto alla prima denuncia a cui Microsoft ha reagito proattivamente con una proposta accolta con formula piena dal DoJ.