Si chiama Le Mie Mappe ed è il nuovo servizio di Google che propone una versione semplificata e accessibile a tutto ciò che in realtà già da tempo si può fare con il sistema di georeferenziazione del motore di ricerca numero uno al mondo. Con Le Mie Mappe, infatti, chiunque può creare dei ‘mashup’ aggiungendo alle mappe o alle foto satellitari proprie informazioni quali testi, collegamenti ipertestuali, foto, audio o filmati. Il servizio è accessibile da oggi e si trova sull’interfaccia Google Maps Italia accanto ai risultati della ricerca.
Le mie mappe (su Google Maps)
L’obiettivo dichiarato è sviluppare il lato locale del servizio, lasciando che sia l’intelligenza collettiva degli utenti a produrre e selezionare le informazioni più rilevanti e la strategia migliore per proporle. «Chi può creare mappe migliori degli esperti locali?» sostiene Jessica Lee, product manager di Google Maps.
Da quando è stato lanciato, Google Mappe ha avuto sempre il duplice intento di fornire un servizio e un mezzo, cioè di dare la possibilità a quanti lo volessero di esplorare il pianeta attraverso le mappe e le foto satellitari e ad altri (tecnologicamente più esperti) di poter creare nuovi tipi di informazioni fondendo le immagini fornite da Google con altri dati. Per questo l’azienda di Mountain View ha subito reso pubbliche le API (Application Programming Interface) del suo strumento, in modo che ognuno (in possesso delle conoscenze adeguate) fosse libero di usare le mappe di Google come un mezzo per fornire altri servizi. Così sono nate per esempio le mappe che indicavano la posizione delle vittime durante l’uragano Katrina o le mille altre applicazioni web 2.0 parallele a Google Mappe.
Il mashup di Matt: gli stadi italiani
Ora con Le Mia Mappe i mashup creati dagli utenti possono essere tenuti come privati o resi pubblici e quindi consultabili da tutti anche tramite Google Earth. A breve saranno anche inseriti tra i risultati di Google Local. Tuttavia ci vuole del tempo perchè una mappa realizzata e salvata da un utente venga indicizzata e ancora non è possibile inserire dati o immagini provenienti dal disco rigido: si può utilizzare solo materiale già presente in rete.
«Si tratta del mainstreaming dei mashups» sostiene Greg Sterling, della società di consulenza Sterling Market Intelligence, interpellato da CNET «che si sta muovendo dal regno degli sviluppatori e degli entusiasti (tecnologicamente) sofisticati a quello della gente normale che può usare questi strumenti per creare mappe e condividerle».