Google ha rilasciato Chrome 70, l’ultima versione del suo browser. Non sono poche le novità a bordo del software del gruppo, che cambia poco nel design e più nella sostanza. La funzione più attesa è senz’altro quella che permette di controllare meglio il comportamento del programma quando viene effettuato l’accesso a un account Google. L’aggiunta arriva dopo una pesante critica subita da Big G in merito alla possibilità che la compagnia potesse tracciare la navigazione degli utenti, quando impegnati a visitare pagine web collegate con le Google Apps (quindi Gmail, Maps, YouTube e così via).
Sebbene la multinazionale abbia negato una casualità del genere, ha preferito permettere alle persone di capire meglio in che modo le loro informazioni vengono trattate dai server, così da essere certi di eventuali manomissioni o perdite di privacy.
La nuova impostazione è racchiusa nel tab “Consenti l’accesso a Chrome” ed è attivata per impostazione predefinita. Lasciandola così, Chrome 70 si comporterà come la versione precedente, quando un utente si collega a Gmail o YouTube. In quel caso, si avvierà una sincronizzazione automatica, dei profili, disattivata qualora il flag venga oscurato, in modo da rendere la versione odierna simile alla numero 68, che non presentava alcuna sincronizzazione. Resta l’opportunità di accedere a un sito web di Google senza essere connessi in automatico al servizio Chrome Sync, per preservare la privacy (che non dovrebbe comunque essere a rischio).
Parlando ancora di sicurezza, il browser adotta adesso la versione finale dello standard TLS 1.3, già presente prima come integrazione beta ma ora ultima e ufficialmente consolidata, vista l’approvazione da parte della Internet Engineering Task Force (IETF).
In quanto a multimedialità, la più recente release beneficia del nuovo codec AV1, che rende lo streaming video da sorgenti supportate più veloce e capace di gestire contenuti con qualità superiore, senza soffrire di lag o cali di prestazione. Questo è di particolare importanza se si considera la più vasta diffusione di formati video con bitrate elevati e dunque con necessità di caricamento più pesanti.