«Cambieremo il supporto di Google Chrome al tag HTML <video> allo scopo di favorire l’integrazione con codec aperti supportati dal progetto Chromium». Con queste parole Mike Jazayeri, Product Manager del progetto Chrome, annuncia un’importante novità per il browser di casa Google: dalle prossime versioni, infatti, verrà meno il supporto ai codec video non rilasciati con licenza aperta, tra i quali figura il celeberrimo H.264.
«Nonostante H.264 giochi un ruolo importante nel settore video», spiega Jazayeri, «siccome il nostro scopo è quello di favorire l’innovazione secondo standard aperti, il supporto al codec sarà rimosso e le nostre risorse saranno impegnate interamente su tecnologie aperte». Il messaggio è dunque chiaro: il futuro per Google si chiama WebM, evoluzione del codec VP8. Continuerà ad essere supportato anche Theora, anche se la sua adozione in qualità di standard per la multimedialità sul Web risulta alquanto improbabile.
La mossa di Google apre così le porte ad un inatteso scenario, nel quale proprio WebM potrebbe assumere una posizione fondamentale nella fruizione dei video attraverso la rete. Rinunciare ad H.264 significa abbandonare quello che è di fatto lo standard più utilizzato nel mondo digitale. Nato nel 2003, il codec di cui Apple si è fatta prima divulgatrice ha raggiunto traguardi eccezionali, diventando lo standard sul quale sono basati i dischi Blu-Ray ed entrando in numerosi dispositivi elettronici in qualità di codec predefinito per la riproduzione video.
Nonostante ciò, non v’è solo Google a spingere verso l’abbandono di H.264: già da più parti è giunto infatti l’invito ad utilizzare soluzioni aperte per il Web di domani, tra le quali WebM rappresenta sicuramente quella maggiormente gradita. La qualità video garantita da H.264 non rappresenterebbe dunque un elemento sufficiente a chiudere un occhio sulla natura chiusa del codec. Il colosso di Mountain View ha deciso dunque di muovere un primo passo nella direzione di un quadro generale della multimedialità sul Web più chiaro. Fin quanto vi sarà una così netta distinzione tra i sostenitori di H.264 e quelli di WebM, senza una soluzione che possa mettere tutti d’accordo, sarà difficile decretare uno standard univoco per i video in rete.