Google ha annunciato che Chrome non supporterà più i cookie di terze parti entro due anni. Questo è il primo passo per costruire un web più privato tramite l’iniziativa Privacy Sandbox introdotta a fine agosto 2019. L’obiettivo è proteggere i dati personali degli utenti senza danneggiare gli inserzionisti pubblicitari.
Dopo aver dialogato con la comunità web, Google ha capito che è possibile sviluppare una serie di standard aperti, come quelli previsti dall’iniziativa Privacy Sandbox, in modo da soddisfare le richieste di tutti gli attori in gioco (utenti, editori e inserzionisti). Una volta sviluppati i tool per limitare i workaround, l’azienda di Mountain View inizierà a rimuovere gradualmente da Chrome il supporto ai cookie di terze parti. L’obiettivo è farlo entro i prossimi due anni, quindi i primi test verranno avviati entro il 2020.
Per essere precisi, Chrome non bloccherà i cookie come fanno altri browser (ad esempio Firefox), ma li renderà obsoleti. I siti web inviano i cookie al browser per tracciare le attività degli utenti, ad esempio per evitare di inserire nuovamente le credenziali di accesso. Quelli di terze parti, inviati da siti esterni, vengono spesso utilizzati per creare un profilo dell’utente attraverso la cronologia di navigazione e visualizzare inserzioni personalizzate. Secondo Google, il blocco totale potrebbe portare all’uso di altre tecniche più invasive, come il fingerprinting.
A partire da febbraio, Chrome limiterà il tracciamento cross-site considerando i cookie che non includono l’etichetta SameSite solo come cookie di prime parti, mentre i cookie di terze parti potranno utilizzare solo HTTPS. Google svilupperà inoltre tecniche per rilevare il tracciamento nascosto e introdurrà misure anti-fingerprinting entro fine anno.