Nel tentativo di rendere il proprio browser sempre più appetibile, chiudendo il gap che ne divide l’utilità rispetto ai più noti Firefox e Internet Explorer, Google ha annunciato che Chrome supporterà d’ora innanzi gli script raccolti sotto il progetto Greasemonkey. Trattasi di un passo atteso, che Google ha però compiuto con estrema cautela, nel tentativo forse di costruire qualcosa a sé stante che ora invece converge nella repository più nota e diffusa.
Fin dal 2008, quando Chrome vide la luce, Google approcciò Greasemonkey per fare in modo che Chrome potesse essere arricchito con script di estensione. Ai tempi, però, l’installazione era qualcosa di proibitivo poiché richiedeva un intervento manuale sul codice, quindi l’allocazione dello script su di una cartella locale e solo a questo punto si poteva procedere all’installazione. Era quello un Chrome che non prevedeva estensioni ancora, all’alba della propria parabola ed ancora non maturo per tentare esperimenti più coraggiosi.
Ora non è più così. Chrome è una realtà assodata ed il supporto alle estensioni è oggi un elemento che può permettere agli utenti di fruire del browser con le stesse opportunità già colte con Firefox. Avere a disposizione le medesime estensioni, infatti, facilita il passaggio da un browser all’altro e Chrome punta tutto sulla propria velocità per offrire un buon motivo che incoraggi la migrazione. Al momento non tutte le estensioni saranno installabili: secondo una prima valutazione circa il 15-25% dei 40.000 script raccolti sotto Greasemonkey non sono ancora compatibili con Chrome, ma Google spiega di volerci lavorare per ridurre al minimo questa quota differenziale. Resta un 75-85% circa di estensioni valide e funzionanti, una quota sufficiente per incoraggiare i primi esperimenti per arricchire la propria esperienza di navigazione su browser di Mountain View.
Chrome, nel frattempo, ha superato per la prima volta il 5% di penetrazione sul mercato. Il browser ha infatti messo a segno in un solo mese una crescita dello 0.6%, esattamente quanto perduto da Internet Explorer. Per il secondo mese consecutivo, inoltre, Firefox ha perso quota rendendo a questo punto sempre più chiaro come Tra Mozilla e Google i rapporti possano rendersi sempre più problematici.
Dati NetApplication (Gennaio 2010)