Google cambia il proprio motore: nel giorno del proprio 15esimo compleanno, infatti, il gruppo ha convocato una conferenza stampa presso il garage ove tutto ha avuto inizio nel 1998 per battezzare così quello che è visto un po’ come un nuovo inizio. “Hummingbird“, è questo in nome nuovo che accompagnerà le attività del motore di ricerca. A livello superficiale lo si può considerare come l’algoritmo massimo a cui fanno riferimento le query, ma di fatto è la struttura con cui saranno organizzati i vari algoritmi ed i vari “segnali” che il motore usa per ordinare i risultati sulle SERP a risposta delle query degli utenti.
Hummingbird non è una novità vera e propria nel senso che, al momento dell’annuncio, la sua adozione è già vecchia di un mese. Da varie settimane, insomma, ogni query composta è già formulata sulla base dei nuovi principi espressi da “Hummingbird”, motore che va a sostituire il precedente “Caffeine” datato 2010. Il nome (“Hummingbird” significa “Colibrì“) sarebbe dovuto alla rapidità e precisione del volo dell’uccello, significati che il gruppo trasferisce al proprio motore a sottolineare le caratteristiche peculiari del nuovo strumento. Hummingbird racchiude sotto il proprio nome tutte le varie modifiche apportate negli ultimi anni, strutturando il tutto in modo più organico per sfruttare al meglio le varie componenti del ranking. PageRank compreso: quello che era un tempo l’indizio principe dello stato di salute di un sito su Google, oggi è soltanto una delle circa 200 componenti che danno forma alle SERP. Il PageRank non scompare, insomma, ma è da immaginarsi oggi come una semplice rotellina all’interno di un meccanismo molto più complesso.
Come sempre attorno alle novità del motore di ricerca aleggia un’aura di mistero, una protezione doverosa dei segreti del motore ed una conseguenza inevitabile del fascino che l’importanza dell’algoritmo e l’ignoto che lo nasconde determinano. Ma un dato va tenuto in considerazione: Hummingbird incide sul 90% delle query proposte a Google. Hummingbird, insomma, è il nuovo Google.
Cosa è Hummingbird?
Hummingbird dovrebbe anzitutto essere una evoluzione determinante nel modo in cui il motore analizza l’intera query. L’obiettivo è quello di arrivare ad una comprensione più completa della stessa, compiendo un passo ulteriore verso la semantica del linguaggio naturale. Ogni parola avrà importanza relativa maggiore, pesando in modo significativo sul modo in cui il testo è compreso nella sua complessità.
Così facendo il motore tenta di accompagnare la rivoluzione mobile della ricerca vocale, interpretando in modo più intelligente quel che l’utente esprime a voce per formulare le proprie query. Il giorno in cui le ricerche saranno compiute con linguaggio naturale, infatti, le barriere tra utente e servizio saranno annullate e si sarà raggiunto un punto di non ritorno nel complesso delle interazioni uomo-macchina. Il vantaggio principale di Hummingbird è dunque oggi questo: gli algoritmi sanno capire meglio di prima le query lunghe e complesse, conquistando una intelligenza maggiore in termini di comprensione. L’algoritmo si basa anzitutto sul Knowledge Graph, ossia l’insieme di entità che Google conosce e che mette in relazione: il nuovo algoritmo approfondirà il modo in cui tali entità interagiscono, muovendo in modo più organico ed intelligente i meccanismi che portano alla SERP ed all’evidenza dei risultati considerati più pertinenti, aggiornati, puntuali ed utili.
Chi opera nel mondo SEO non dovrà dunque preoccuparsi, insomma, ma valutare comunque con attenzione quanto accaduto nelle ultime settimane: gli esiti di Hummingbird sono già tra le statistiche dei siti Web e dovrebbero dimostrare come il passaggio sia stato fluido e senza soluzione di continuità. Laddove vi fossero stati problemi, occorrerà valutare il lavoro compiuto, ma Google si dice certo della cosa: nessun ribaltamento della situazione antecedente, ma soltanto una evoluzione costruttiva del modo in cui il motore ha la capacità di interpretare le volontà dell’utente formulando conseguentemente risposte migliori.
Più peso al Knowkedge Graph
Uno degli aspetti più interessanti introdotti da Hummingbird è una maggior comprensione del contesto nel quale è stata composta una domanda. Tre gli ingredienti principali utilizzati nella composizione del contesto di query: il luogo in cui è composta, l’identità del richiedente e la cronistoria delle query precedenti.
Il luogo può indicare e Google alcune necessità specifiche che potrebbero consentire di formulare una SERP migliore. L’identità può offrire innumerevoli indizi, favorendo gli esiti dell’intelligenza capacitiva del motore. Forte importanza hanno inoltre le query precedenti, poiché si può dare il via ad una vera e propria conversazione.
Un esempio concreto. Ora si può chiedere a Google (sebbene non tutte le prove siano confortanti, per una fallacia di funzionamento che dimostra quanto ancora l’algoritmo vada affinato e arricchito) “Quanto è alto Barack Obama?“. L’algoritmo capisce l’intera frase e può fornire una risposta precisa senza dover nemmeno fare appiglio immediato ai link verso cui indirizzare l’utente. Ma non solo: se la domanda successiva sarà “Quanti anni ha?“, l’algoritmo agirà per aggiungere in automatico il dettaglio fondamentale: a chi fa riferimento la domanda. “Quanti anni ha” sarà dunque interpretato come “Quanti anni ha Barack Obama” in virtù della domanda antecedente e la risposta sarà così precisa a fronte di un minor sforzo concettuale da parte dell’utente. Google ha spiegato come la ricerca “conversazionale” sarà introdotta in modo progressivo e che il requisito primo per avervi accesso è l’utilizzo della nuova versione aggiornata di Google Chrome.
Un secondo esempio: “pioverà domani”? Google utilizza varie entità per dare una risposta: il giorno attuale e la posizione dell’utente, due indicazioni che la query non ha fornito in modo diretto ed esplicito. A quel punto la risposta sarà però puntuale proprio grazie al completamento che la “comprensione” offerta dall’algoritmo mette a disposizione del processo.
Fare appello al Knowledge Graph significa inoltre poter agire con maggior incisività sulle entità, mettendole a confronto direttamente sotto gli occhi dell’utente. Le comparazioni saranno infatti una delle novità più evidenti: chiedendo di mettere uno contro l’altro due cibi, due edifici o due entità di qualsiasi genere, si suggerirà al motore di restituire un raffronto puntuale sulla base delle caratteristiche archiviate: quale cibo ha più calorie o quale edificio è più alto, quale personaggio è più anziano o quale nazione è più popolata.
Infine, utilizzare le entità e gli ordinamenti naturali delle stesse significa poter creare filtri utili ad affinare la ricerca. Tra gli esempi proposti dal team di Mountain View durante la presentazione v’è ad esempio una ricerca tra artisti della pittura: passando dagli “impressionisti” ai “surrealisti”, si cambia l’ambito della propria ricerca facendo appello direttamente ad una tassonomia pre-ordinata ed accettata come valida ed utile dal motore.
Le altre novità
Le novità non si fermano ad Hummingbird. Google ha annunciato infatti anche una ulteriore evoluzione del motore a vero e proprio servizio in grado di combinare le informazioni per ricavarne un assistente personale in grado di andare anche oltre la ricerca. Un esempio su tutti fornito in modo esemplificativo da Google: chiedere a Google “ricordami di comprare l’olio quando sarò in negozio”. Lo strumento mette assieme le varie entità annunciate in precedenza: la geolocalizzazione sarà la scintilla dell’alert ed una notifica giungerà così all’utente non appena avrà varcato la soglia del negozio indicato.
Contestualmente saranno anche aggiornate (nel giro di poche settimane) le applicazioni di ricerca per Android e iOS: le nuove versioni includeranno una nuova interfaccia grafica ed un adattamento specifico per i filtri introdotti sulla base del Knowledge Graph. Le app consentiranno altresì di visualizzare in modo comodo e diretto le comparazioni, espressione prima delle qualità analitiche del nuovo algoritmo.