Google e YouTube sono stati condannati da un tribunale per violazione della privacy. Non importa che il tribunale in questione sia italiano, perché questa è la prima volta in assoluto che un’istituzione giudica e condanna i comportamenti di una delle aziende più grandi e importanti del mondo.
Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo l’iter che ha portato a questa sentenza. Forse lo ricordate o forse no, ma un po’ di tempo fa si era innescata una polemica su un video trovato su YouTube in cui erano registrate le gesta di alcuni bulli mentre maltrattavano un minore portatore di hadicap.
Da li seguirono polemiche e denuncie, che sfociarono con la rimozione del video da parte di Google con tanto di scuse ufficiali. Ma se alla famiglia del minore questo bastò, non per i giudici che portarno avanti il processo che si è concluso proprio in questi giorni.
Le motivazioni ufficiali della condanna le sapremo solo nei prossimi giorni, ma ciò che oggi interessa è la storicità della sentenza e il rischio paventato da molti che da adesso in poi il Web sia a rischio di libertà.
I più stretti difensori della net neutrality infatti, asseriscono che Google è solo una piattaforma aperta e libera e non un giornale o un organo di informazione e dunque non deve essere sottoposto a rigide regole.
In realtà la questione porta nuovamente in auge la mancanza di vere regole nel Web, problema sollevato moltissime volte negli ultimi anni. Internet infatti, si è spesso evoluto in maniera scomposta e senza un ordine preciso.
Nel caso in questione lo stesso Google, rimuovendo il video e scusandosi, ha riconosciuto le proprie responsabilità e dunque forse è davvero venuto il momento che la rete e il mondo intero si incontrino e discutano della necessità di dare delle regole base all’universo di Internet.