La scure della censura si abbatte sull’Iran: dallo scorso 10 febbraio, infatti, circa 30 milioni di utenti iraniani risultano non essere in grado di accedere al Web mediante il protocollo cifrato HTTPS, il che rende loro impossibile utilizzare servizi offerti da aziende quali Google, Facebook oppure Microsoft. A confermarlo è lo stesso colosso delle ricerche mediante un proprio portavoce che ha permesso a Bloomberg di ottenere maggiori informazioni circa la vicenda.
Da alcuni giorni, insomma, portali quali Gmail, YouTube, Google Video, Hotmail, Yahoo Mail e molti altri ancora non risultano essere raggiungibili dall’Iran a causa di una nuova politica di restrizione messa in atto dal governo locale. A confermare tale problema vi sono anche i numeri relativi alle statistiche sul traffico in ingresso pubblicati da Google, i quali vedono un drastico calo a partire dalla notte tra il 9 ed il 10 febbraio. Nei giorni successivi sembrerebbero poi essere presenti alcuni segni di attività provenienti dall’Iran, probabilmente in seguito ad alcuni work-around escogitati dai cittadini per aggirare il blocco.
Alle spalle della censura messa in atto dal governo iraniano sembrerebbe esservi un tentativo da parte delle autorità di allestire una rete in grado di monitorare le attività degli utenti online, la quale avrebbe visto nei protocolli cifrati un complicato ostacolo da superare. A conferma di tale ipotesi giunge inoltre un ulteriore provvedimento con il quale le autorità hanno obbligato i gestori degli Internet Cafè ad installare videocamere al fianco di ogni postazione per controllare chiunque acceda al Web mediante computer pubblici.
La censura, insomma, sembra rappresentare un serio pericolo per la libertà di espressione online dei cittadini iraniani, i quali potrebbero affrontare nuove misure da parte del governo locale nel corso delle prossime settimane. Il problema attuale, inoltre, non sembra poter essere direttamente da Google oppure dalle altre aziende statunitensi, a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran, le quali impediscono alle società a stelle e strisce di contrattare una possibile soluzione.