Già nel maggio 2014, Google ha ammesso il problema senza ricorrere a complessi e intricati giri di parole: i dati sulla diversità nella forza lavoro del gruppo di Mountain View mostravano allora l’esigenza di affrontare la situazione in modo diretto e deciso. Oggi, dopo tutto questo tempo, il gap non è stato colmato.
I dati pubblicati dall’azienda tre anni fa, dal punto di vista del genere, vedevano impegnati in bigG il 70% di uomini e il 30% di donne. Attualmente le percentuali sono variate, ma di un solo punto: 69% uomini e 31% donne. Per quanto riguarda le etnie, il 56% del personale è bianco (nel 2014 era il 61%), il 35% di origini asiatiche (30%), il 4% appartiene a due o più razze (dato invariato), il 4% è ispanico (3%), il 2% nero (invariato) e meno dell’1% viene classificato come “altro” (invariato). Per una società che intende eliminare le disuguaglianze di ogni tipo, serve maggiore impegno.
Ecco dunque spiegato il motivo che ha spinto Google all’assunzione di Danielle Brown, ex VP and Chief Diversity & Inclusion Officer di Intel, che nel gruppo di Mountain View ricoprirà il ruolo di Vice President of Diversity. Questa la sua mission presso il chipmaker.
Stiamo creando un ambiente inclusivo in cui i dipendenti Intel possono essere pienamente responsabilizzati per affrontare i problemi più complesse e impegnativi del mondo.
L’impegno di Danielle Brown in Google prenderà il via il mese prossimo, quando andrà a collaborare a stretto contatto con i vertici aziendali e fornendo la propria esperienza in ambiti quali i processi di assunzioni e ripartizione delle mansioni. L’obiettivo da perseguire è quello di arrivare a costruire ciò che bigG chiama una “diverse and inclusive workforce”, ovvero una forza lavoro diversificata e inclusiva, in grado di rispecchiare e rappresentare al meglio la società reale in ogni suo aspetto.