Il delicato tema dell’aborto è sempre più oggetto di confronti e discussioni nelle società moderne e travalica spesso le stagionali diatribe elettorali. Lo testimoniano i numerosi gruppi e movimenti etici che, in tutto il mondo, si battono per la revisione dei codici e delle leggi sull’interruzione di gravidanza. Per diffondere le proprie idee e i propri obiettivi in tema di aborto, il Christian Institute aveva intenzione di sfruttare la Rete e il network pubblicitario globale di Google. Ma qualcosa è andato storto e tra i due soggetti è nata una vera e propria querelle legale.
L’istituzione confessionale aveva richiesto a Google la possibilità di esporre i propri annunci pubblicitari nelle pagine del motore di ricerca legate alla parola chiave “aborto”. Il link, esposto in evidenza tra i risultati, avrebbe mostrato il messaggio: «Legge sull’aborto del Regno Unito – notizie e opinioni sull’aborto dal Christian Institute [UK abortion law – news and views on abortion from the Christian Institute]». Nonostante la sobrietà del messaggio, il motore di ricerca di Mountain View si è visto costretto a rifiutare la richiesta formulata dal Christian Institute.
Tra i pochi paletti posti da Google per la pubblicazione delle inserzioni pubblicitarie, infatti, compaiono alcune resitrizioni legate ai messaggi promozionali che si occupano di particolari argomenti come l’aborto con una visione legata alla religione. «Allo stato, la politica di Google non permette la promozione di siti Web che si occupano di aborto riconducendolo a tematiche religiose» ha dichiarato uno dei responsabili di Google AdWords. Nonostante ciò, il motore di ricerca accetta numerosi annunci pubblicitari da parte di cliniche e istituzioni scientifiche aconfessionali favorevoli all’aborto.
Il Christian Institute ha così deciso di attivare tutte le procedure necessarie per muovere causa contro Google, accusato di infrangere palesemente l’Equality Act varato nel 2006 dal Parlamento britannico per contrastare le discriminazioni di razza, genere e religione. L’istituzione confessionale richiederà a Google un risarcimento in denaro e la possibilità di pubblicare i propri annunci sulle sue pagine di ricerca. Secondo numerosi analisti, la questione legale potrebbe protrarsi per molto tempo.