Google deve a Rubens Barrichello 500 mila dollari. Lo ha stabilito una Corte brasiliana presso la quale è stata recepita la denuncia che l’ex-pilota Ferrari ha portato avanti contro il social network di Mountain View: Orkut. Orkut è un caso unico nel panorama dei social network poiché, pressoché assente dalle statistiche dei network più popolati in tutto il mondo, è invece un caso di successo in Brasile ove fin da subito ha saputo colpire l’utenza locale.
Alcuni utenti hanno registrato il proprio account su Orkut usando il nome di Barrichello o addirittura spacciandosi per tale, ed è qui ha avuto origine la denuncia depositata già nel Giugno del 2006. La Corte di San Paolo ha dato ragione al pilota, riconoscendogli il diritto di non veder usata la sua immagine sul social network, e pertanto Google è stata condannata ad una penale la cui entità non è però chiara. La notizia, infatti, giunge su vari media indicando una sanzione base da 500 mila dollari a cui però si aggiunge una cifra di 590 dollari per ogni singolo giorno di violazione prima della rimozione dei 300 account additati dall’accusa (non è però data a sapersi la decorrenza individuata per il calcolo).
Se la penale verrà confermata in appello, spiega Xinhua, si tratterebbe della sanzione più alta mai inflitta in Brasile per la creazione di un profilo fasullo sul Web. Oltre alla sanzione, però, c’è anche molto altro in ballo. Google, infatti, ha la necessità di difendere il principio per cui il social network non possa essere responsabile delle azioni degli utenti. Se il principio non fosse accettato, infatti, la ricaduta sarebbe importante e l’accumulo delle responsabilità potrebbe rendere meno redditizio e meno interessante l’investimento in servizi sul Web nel paese sudamericano.
Uno dei profili falsi di Rubens Barrichello su Orkut
Azioni similari sono state intraprese in tutto il mondo. Sebbene tutte le aziende responsabili di attività di social network portino avanti le proprie iniziative sulla base della convinzione per cui non sia necessario verificare la veridicità dell’identificazione degli utenti, tanto Twitter quanto Facebook hanno già intrapreso la via dei Verified Account. Un controllo incrociato di dati e siti Web, infatti, permette di verificare la titolarità di un account riducendo l’esposizione del servizio ad eventuali denunce da parte di personaggi noti e potenzialmente nel mirino dell’utenza. Al tempo stesso vige la necessità della tutela dell’utente, al quale viene solitamente riconosciuta la possibilità di agire dietro nick, a patto di non ledere all’immagine altrui spacciandosi per altra identità.
Barrichello, nel frattempo, chiarisce come la propria battaglia sia basata sul rispetto, non sulla moneta. L’intera somma ottenuta, infatti, verrà devoluta all’associazione non profit “Barrichello Kanaan Foundation“.