Il termine phablet nasce dalla fusione delle parole “phone” e “tablet”, per indicare proprio quei dispositivi caratterizzati da una dimensione dello schermo a metà strada tra quella tipica di un telefono e quella ben più abbondante di una tavoletta digitale. Un appellativo reso necessario dall’esigenza di catalogare ed etichettare un numero in costante crescita di prodotti, come ad esempio la versione Plus di iPhone 6 o il Nexus 6 realizzato da Google in partnership con Motorola.
Un display dalle dimensioni notevoli è ideale per la fruizione dei contenuti multimediali, poiché fornisce un’esperienza coinvolgente ed immersiva, ma un’altra delle ragioni per le quali sono sempre più i phablet in commercio la fornisce direttamente bigG: rendono più efficace l’advertising mobile. Come spiegato da Sridhar Ramaswamy (vicepresidente senior della divisione Ads & Commerce di Google), attraverso un pannello dall’ampia diagonale è più facile per gli utenti navigare sui siti di e-commerce e portare a termine un acquisto. Ecco la sua dichiarazione rilasciata al Wall Street Journal, con un riferimento diretto proprio al Nexus 6.
Più i telefoni diventano grandi, meno i problemi legati allo spazio si fanno sentire. Questo è essenzialmente un tablet. La capacità delle persone di navigare sui siti Web, di compilare form e così via è cresciuta tremendamente.
Se si considera che un numero in costante crescita di utenti preferisce navigare da smartphone piuttosto che tramite il browser di un computer, rendere le inserzioni pubblicitarie efficaci rappresenta una priorità assoluta per Google, società che proprio sull’advertising ha costruito un vero e proprio impero. Le parole di Ramaswamy giustificano dunque la scelta (contestata da più parti) di lanciare un telefono della linea Nexus da ben 6 pollici. Inoltre, si allontana l’ipotesi di poter assistere nei prossimi mesi al lancio di un telefono con display più piccolo, come chiesto a gran voce da una percentuale non indifferente di utenti legati al mondo Android.