Una piccola modifica tra le pagine di presentazione di Google Drive annuncia quella che è una grande novità: il servizio online di Google apre infatti ai file OpenDocument, spalancando così le porte ad una grande opportunità aggiuntiva per tutti coloro i quali creano, editano e archiviano file di questo tipo.
OpenDocument è un formato aperto e standardizzato, che consente pertanto di sfuggire ai limiti dei formati proprietari (Microsoft in primis) potendo godere comunque di tutte le garanzie che un formato debitamente certificato e strutturato può offrire. Utilizzando suite quali LibreOffice o OpenOffice, OpenDocument è l’estensione di file predefinita. Il suo valore è tanto tecnico quanto economico, racchiudendo in una particolare filosofia un intero modo di intendere il mondo della tecnologia: scegliere un formato aperto significa non legare il contenuto alla piattaforma, rendendolo così più portatile ed elastico, al di fuori di vincoli proprietari e durevole nel tempo.
L’annuncio avviene su Google+ per mano di Matt Cutts, il quale fa notare quella piccola modifica che cambia tutto: file quali .odt (per i documenti), .ods (per i fogli di calcolo) o .odp (per le presentazioni) sono ora pienamente compatibili con Google Drive e attivamente riconosciuti dal servizio.
Per Google Drive la novità denota l’apertura ad un maggior numero di utenti, svincolandosi dal solo supporto ai file Microsoft più comuni e indebolendo anzi i formati proprietari grazie all’apertura concessa a OpenDocument. Ciò non implica però un cambio di orizzonte, anzi: lo sforzo sui formati Microsoft è anzi aumentato, preannunciando la compatibilità futura anche con vecchi formati PowerPoint. L’obiettivo del resto non è quello di competere direttamente con Office, ma di ereditarne i file prodotti dagli utenti per poi pilotare poco alla volta la community verso strumenti di archiviazione ed editing online. Una procedura lenta e progressiva che non intende fare battaglie sulle estensioni: la finalità ultima è quella di arrivare ad una sostituzione dei software con un servizio online. Il che, da parte di Google, nel lungo periodo è più una sfida alle suite di produttività che non un modo per cooperare.