All’inizio di febbraio il commissario europeo Joaquin Almunia ha confermato in via ufficiale di aver ricevuto, da parte di Google, una proposta per porre fine all’indagine antitrust che ha oggetto il gruppo di Redmond da ormai due anni. Nessuna delle parti in causa ha svelato i dettagli contenuti nel documento, ma considerando quanto accaduto oltreoceano e le indiscrezioni circolate in Rete nei mesi scorsi è possibile che il motore di ricerca si sia dichiarato disposto ad adottare alcuni accorgimenti per far cadere le accuse a suo carico.
Uno di questi potrebbe essere rappresentato da un etichetta che distingue chiaramente le piattaforme Google da quelle della concorrenza all’interno delle SERP, le pagine dei risultati mostrate agli utenti dopo una ricerca. Uno dei capi d’imputazione riguarda infatti la presunta penalizzazione dei siti e dei servizi rivali messi volontariamente in secondo piano, che considerata la leadership di bigG nel settore si tradurrebbe automaticamente in abuso di posizione dominante e comportamento anticoncorrenziale.
Potremo raggiungere un accordo dopo la pausa estiva. Mi sento di poter prevedere questa come possibile tempistica.
Questa la dichiarazione di Almunia riportata sulle pagine di Reuters. A sostenere l’impianto accusatorio ci sono ICOMP (gruppo che racchiude Microsoft, Foundem, Hot-map, Streetmap e Nextag) e FairSearch (Expedia e TripAdvisor). Secondo loro il gruppo californiano avrebbe anche copiato senza autorizzazione recensioni di ristoranti e mete turistiche, oltre ad aver imposto vincoli e limitazioni alle realtà che hanno scelto di investire in advertising, per evitare la loro fuga verso altre piattaforme pubblicitarie.
Che nel vecchio continente possa ripetersi quanto già visto negli USA, con FTC (Federal Trade Commission) che ha di fatto accettato il compromesso proposto da Google, è tutt’altro che scontato. L’eventuale rifiuto della Commissione Europea potrebbe condurre a pesanti sanzioni: fino al 10% del fatturato a livello globale, che tradotto in termini economici significa circa 4 miliardi di dollari. Se ne saprà di più nei prossimi mesi.