“Copione!”, “Spazzatura!”. Volano parole grosse tra Mountain View e Redmond, con buona pace del clima tollerante delle società della Silicon Valley. Tra Google e Bing è scoppiata una guerra di insulti.
Tutto è cominciato quando l’ingegnere Amit Singhal ha twittato il suo sdegno per il comportamento di Bing: “Copiare non porta nessuna innovazione”, diceva alludendo ai risultati identici dei due motori rispetto a chiavi di ricerca completamente inventate e sgrammaticate.
Quando il blogger Danny Sullivan ha nutrito questo sospetto, è arrivato un successivo post di Google con alcuni screenshot che non lasciano spazio all’immaginazione.
La tesi dell’ingegnere, che ha sviluppato molti algoritmi di Google, è che Bing stia usando un codice spia, talmente elementare e spudorato che non si è preso la briga di evitare la trappola dello spelling.
Apriti cielo. All’accusa di plagio Redmon ha prima risposto stizzito che non si trattava di copiare, bensì del “desiderio di migliorare il prodotto”.
Lo scontro tra i due colossi però non è finito qui. Anzi, è partita la controffensiva di Bing, che ora accusa Google di speculare sulla spam:
“I siti spazzatura vengono incentivati economicamente e in questo enorme business Big G ha la sua bella fetta di profitto: il 70 per cento di queste pagine infatti mostra Google Ads.”
Martedì, durante il convegno Farsight 2011, le schermaglie hanno raggiunto livelli inauditi, anche un po’ isterici, tanto che molti commentatori della blogosfera cominciano a prendere in giro entrambi i concorrenti.
Un esempio? Secondo Yusuf Mehdi, del team di Bing:
“Noi non copiamo i risultati di Google. Punto. Abbiamo alcune delle migliori menti in circolazione e sentirsi accusare da un concorrente di una cosa del genere è solo un insulto.”
La versione di Bing (l’ultima) è che Google abbia utilizzato un sistema fraudolento per manipolare i risultati di ricerca e rispedisce al mittente l’accusa ricordando alcune feature di Bing imitate da Google.
La sensazione è che si sia aperto il vaso di Pandora.