Che l’innovazione possa essere frenata dalle cause legali relative alla paternità e al legittimo sfruttamento dei brevetti è stato ampiamente dimostrato nel corso degli ultimi anni, soprattutto in ambito mobile dove alcuni produttori Android (Samsung in primis) si sono visti costretti a impiegare le proprie risorse per rispondere alle accuse mosse da concorrenti come Apple. Google, che non è nuova ad esperienze di questo tipo, sta cercando di stringere accordi per evitare in futuro di imbattersi ancora negli stessi problemi.
Dopo l’accordo siglato la scorsa settimana proprio con Samsung, ecco arrivarne un altro con Cisco. La stretta di mano è stata ufficializzata oggi con un comunicato comparso sul sito ufficiale dell’azienda, in cui si parla di una partnership “cross-license” a lungo termine. In altre parole, entrambe le realtà potranno sfruttare le rispettive tecnologie per la realizzazione di nuovi prodotti e servizi, senza il timore di essere poi trascinate in tribunale. Di seguito le parole di Allen Lo (Deputy General Counsel for Patents di Google).
Il nostro accordo con Cisco ridurrà la possibilità di controversie, permettendoci così di concentrare le risorse sulla realizzazione di prodotti innovativi. Siamo felici di questa partnership cross-licence e siamo aperti a discutere altre collaborazioni di questo tipo con qualsiasi azienda interessata a iniziative simili.
Risponde Dan Lang (Vice President of Intellectual Property di Cisco), con la seguente dichiarazione.
In un ambiente dove gli scontri non mancano, il cross-licensing è un modo efficace per le aziende operanti nel mondo tecnologico, che consente alle società di lavorare fianco a fianco ed evitare cause legali non necessarie riguardanti i brevetti. Questo accordo rappresenta uno step importante per promuovere l’innovazione e assicurare la necessaria libertà operativa.
Sia Google che Cisco sono già membri della Patent Fairness Coalition, gruppo che promuove una riforma per quanto riguarda la gestione dei brevetti. Anche in questo caso non è stata diramata alcuna informazione sull’eventuale investimento economico affrontato da una delle due parti, così come non è dato a sapere con precisione quali siano le proprietà intellettuali interessate.