Lo scandalo privacy che ha coinvolto Google nel mese di febbraio è finito sotto il mirino della Federal Trade Commission. Non solo, anche le autorità europee si starebbero interessando alla vicenda e sono pronte a comminare sanzioni piuttosto pesanti nei confronti del gruppo nel caso dovessero venire accertate le irregolarità di cui è accusato.
La questione pare abbastanza chiara. Google sarebbe infatti riuscita ad aggirare il blocco dei cookie, con cui gli utenti del browser Safari indicavano di non voler essere tracciati, scatenando la furia degli stessi subito dopo che il tutto è venuto a galla. Per far ciò, il colosso di Mountain View pare abbia simulato la richiesta di invio tramite un modulo che non viene fermato dal software e consente la comunicazione tra server e utente.
In questo modo Google avrebbe avuto modo di accedere lo stesso alle informazioni degli utenti, nonostante l’assenza di espliciti cookie che permettessero la procedura, violando quindi la volontà dei consumatori. La funzione era attiva su un terzo dei cento siti più visitati della Rete, ed è stata rimossa non appena lo scandalo è venuto a conoscenza da parte del grande pubblico, forse nel tentativo di insabbiare il tutto.
Non è stato però così: la Federal Trade Commission ha fatto sapere di aver preso in esame il caso negli Stati Uniti, mentre in Europa dovrebbe occuparsene l’organo francese CNIL (Nationale de l’Informatique et des Libertés). Il rischio concreto per la grande G è di una multa pari a 16.000 dollari per ogni violazione commessa ogni singolo giorno. Insomma, un danno di immagine ma anche economico non da sottovalutare.