Lo sbarco in Normandia, nome in codice Operazione Neptune, è stata l’invasione degli alleati nella Normandia, facente parte dell’Operazione Overlord, durante la seconda guerra mondiale. Su Google Cultural Institute troverete gli archivi del tempo, contenenti lettere, fotografie e le mappe dello sbarco.
Questo l’annuncio diramato dalla divisione britannica del motore di ricerca sulle pagine del social network G+. Oggi si celebra infatti il 70esimo anniversario dallo storico sbarco in Normandia, avvenuto il 6 giugno 1944, più precisamente alle ore 06:30 del mattino.
Basta un click per aprire gli archivi del Google Cultural Institute e consultare documenti rimasti per anni segreti, firmati dai vertici militari delle forze alleate, così come fotografie dell’azione e lettere scritte dai soldati.
L’Operazione Neptune fu il nome in codice che identificò la parte marittima dello sbarco in Normandia, l’operazione Overlord, avvenuto il 6 giugno 1944, ossia l’obiettivo di stabilire una testa di ponte sulla terraferma nella prima parte dell’invasione della Normandia. Questo comprendeva due parti: un assalto aviotrasportato ed un assalto anfibio proveniente dal canale della Manica.
Il D-Day ha contribuito a cambiare le sorti del conflitto, permettendo in meno di un anno di sconfiggere definitivamente le forze del Terzo Reich. Al successo dell’operazione contribuì in modo significativo anche la resistenza francese (avvertita segretamente tramite Radio Londra con una versione modificata ad hoc della poesia “Chanson d’automne” di Paul Verlaine), con l’interruzione delle linee di comunicazione della Wehrmacht, il nome assunto dalle forze armate tedesche.
Anche il mondo del cinema ha reso omaggio in diverse occasioni agli uomini dello sbarco in Normandia. La pellicola più celebre è forse “Salvate il soldato Ryan” di Steven Spielberg. Lo stesso vale per quello videoludico, con le software house che si sono ispirate allo scenario bellico per la realizzazione di diversi titoli, come quelli delle serie Call of Duty e Medal of Honor. Oggi anche Google si unisce alla schiera, a modo suo, con una serie di interessanti contenuti ospitati sulle pagine della piattaforma Cultural Institute.