Google ha pubblicato nuove informazioni riguardanti il Rapporto sulla Trasparenza, ovvero quel report che riguarda le richieste inoltrate dai governi o dalle forze dell’ordine per l’accesso ai dati personali degli utenti. Guardando le statistiche, ciò che balza subito all’occhio è un incremento pari al 120% delle richieste dal 2009 a oggi. Una percentuale che, se affiancata a quanto accaduto lo scorso anno con lo scandalo datagate, crea giustificate preoccupazioni.
Il gruppo di Mountain View cerca però al tempo stesso di tranquillizzare chi utilizza i suoi servizi, dichiarando che dal 2010 a fine 2013 il numero di richieste che hanno effettivamente portato a fornire una documentazione è sceso dal 76% al 64%. Nell’occasione bigG spiega anche il processo attraverso il quale viene elaborata ogni singola domanda, con il simpatico video in streaming di seguito. In breve: durante un’indagine, a volte gli inquirenti chiedono a Google informazioni su uno specifico utente, dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte di un giudice. A questo punto entra in gioco lo Screener, che stabilisce la priorità della richiesta (ad esempio elevata se c’è in gioco la sicurezza dei minori) prima di passarla al Producer.
A questa figura è assegnato il compito di esaminarla, rispedirla al mittente in caso di errori (come un indirizzo email scritto in modo sbagliato) e stabilire quali informazioni fornire. I documenti passano infine nelle mani di un Custode, che ne segue l’impiego durante le indagini e compare in tribunale in occasione del processo.
In altre parole, cosciente delle preoccupazioni manifestate dagli utenti in seguito a quanto emerso nella vicenda NSA-PRISM, il gruppo di Mountain View ha scelto di puntare ancor di più sulla trasparenza, mettendo in chiaro al sua disponibilità a collaborare con chi si occupa di far rispettare la legge, ma solo quando necessario e cercando comunque in ogni caso di tutelare la privacy di chi si affida ai suoi servizi.