Alla vigilia della ripresa del processo che vede il sistema Google accusato di “click fraud”, il gruppo stesso pubblica sul proprio blog le conclusioni di quella che è presentata come una ricerca indipendente con cui il gruppo condivide parte delle teorie. La ricerca è firmata dal prof. Alexander Tuzhilin della New York University, il quale sarebbe stato incaricato di verificare le precauzioni adottate dal motore di ricerca per prevenire i click fraudolenti e garantire la bontà dell’investimento dei propri clienti in ambito promozionale.
Google cita la ricerca in quanto per larga parte il testo concorda con le tesi portate avanti dai difensori del motore: Google ha compiuto «sforzi ragionevoli» per combattere il “click fraud” e 47 pagine stanno a dimostrarne la bontà dell’operato. Il problema è nel difficile distinguo tra click fraudolenti e non-fraudolenti, dunque ogni valutazione non può prescindere da un margine di errore intrinseco ed ineliminabile tale per cui ogni analisi è più una stima che non un calcolo compiuto. L’analisi stessa premia le “4 linee di difesa” erette da Google («pre-filtering, online filtering, automated offline detection e manual offline detection») e conclude spiegando che Google sta effettivamente producendo sforzi importanti per risolvere il problema.
Il problema, leggendo tra le righe, rimane però confermato: compiere uno «sforzo ragionevole» non indica un’azione che elimina con successo il click fraud, ma se non altro scagiona Google dall’infamante accusa di giocare sulle truffe legate ai click per trarre vantaggio per i propri risultati commerciali. Le parti che il blog di Google non sottolinea del report sono quelle che vanno contro le teorie difensive del motore. A pagina 46, ad esempio, Tuzhilin chiede un rafforzamento dell’azione di filtro con una analisi approfondita in grado di eliminare ogni tipo di frode. Dalla fine del 2005 il problema sarebbe «sotto controllo», ma non per questo l’azione di Google sarebbe dunque «perfetta». Di lavoro ancora da compiere, dunque, ce n’è ancora: il raffinamento continuo delle pratiche di controllo sono il dovere a cui un motore deve sottostare, e potrà dunque presumibilmente essere questo l’indirizzo che seguirà ora la sentenza del giudice.
Una sconfitta nel caso contro Lane’s Gifts sarebbe una grave battuta d’arresto che, oltre a creare un pericoloso precedente, minerebbe alla base l’unica vera grande fonte economica del motore di ricerca: pur di non lasciar spazio alle minacce provenienti dal click fraud è supponibile che a Mountain View si facciano carte false per uscire dal caso a testa alta mettendo quanto prima sotto silenzio il tutto.