Matt Cutts nel suo blog commentava la decisione di privacy international di assegnare a Google il punteggio più basso nel suo rapporto realizzato prendendo in considerazione la gestione della privacy da parte di 22 società che si occupano di internet tra le quali anche Microsoft.
Matt Cutts cerca di spiegare che in realtà questo “brutto voto” è dovuto a delle inesattezze, in realtà la sensazione che ne ricaviamo è che la privacy non sia proprio il primo pensiero da parte delle grosse società. Pare che il principale problema sia il fatto che Google non permette la cancellazione dei dati personali dei propri utenti, oltre a non dare indicazioni precise sul dove come e quando i dati vengono conservati oltre al loro eventuale utilizzo.
Google ovviamente non ci sta e ribatte che il rapporto contiene numerose inesattezze, comunica che i dati restano in memoria per 18 mesi e poi vengono eliminati, nonostante questo la vicenda va ad aggiungersi alle altre osservazioni della UE che ribadivano la disinvoltura con la quale la società di Mountain View gestisce i dati dei propri utenti, la decisione di conseravare i dati per 18 mesi era scaturita proprio da tali osservazioni.
Non trovate anche voi che la Privacy venga considerata dalle grandi compagnie solo quando torna a loro favore?
Io ho questa netta sensazione, quando mi occorrono informazioni spesso sbatto con il muro della privacy, i miei dati, invece, o li do oppure non ottengo i servizi, forse sarà una mia sensazione, ma mi sa tanto che non ho tutti i torti. Certo è che in un mondo così globalizzato entrare in possesso di dati personali, abitudini e tendenze di milioni di persone, come sottolinea anche Vincenzo, è un potere economico immenso, non vedo come si potrà far mollare la presa facilmente ai grandi colossi di Internet.