Google e privacy, un binomio finito spesso sotto l’occhio vigile delle istituzioni e dei garanti, al fine di individuare eventuali pericoli per gli utenti nelle dinamiche attuate dal motore di ricerca in relazione al trattamento dei dati personali. Si torna a parlarne oggi, con CNIL (Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés) che annuncia un incontro con le autorità europee fissato per il 26 febbraio, in cui si decideranno eventuali sanzioni nei confronti di bigG.
Al centro del dibattito la policy unificata introdotta lo scorso anno dal gruppo di Mountain View, che prevede la creazione di un solo profilo per ogni utente valido su tutti i servizi offerti: dalla posta elettronica di Gmail ai filmati di YouTube, dai documenti di Drive e Docs alle interazioni sociali di G+. Dopo aver analizzato la questione per alcuni mesi, il 16 ottobre 2012 l’Europa ha chiesto formalmente a Google di correggere il tiro fornendo informazioni più precise su come vengono immagazzinati i dati di chi naviga e sulla durata del periodo in cui vengono conservati. Oggi, a quatto mesi di distanza, CNIL afferma di non aver ricevuto alcuna risposta.
Il 18 febbraio le autorità europee impegnate nella protezione dei dati personali comunicano che Google non ha fornito risposte esaurienti in merito alle loro raccomandazioni. Per questo motivo, le autorità sono chiamate a continuare le loro indagini e prendere provvedimenti. La proposta è quella di formare un gruppo di lavoro, guidato da CNIL, per coordinare un’azione repressiva da attuare prima dell’estate.
Secondo quanto riportato sulle pagine del Telegraph, ogni paese potrà decidere in modo autonomo l’ammontare di eventuali sanzioni. Per quanto riguarda la Britain’s Information Commissioner, ad esempio, si parla di una multa fino a 500.000 sterline (circa 580.000 euro). Dal canto suo Google si difende dichiarando di aver introdotto la policy unificata nel pieno rispetto delle normative vigenti in Europa, collaborando a stretto contatto con CNIL e con l’intenzione di continuare a farlo.
La nostra policy sulla privacy rispetta le leggi europee e ci ha permesso di dare vita a servizi più semplici e validi. Abbiamo collaborato con CNIL durante tutto il processo e proseguiremo a farlo in futuro.
Il timore è ovviamente relativo alla possibilità che dietro a una gestione unificata delle informazioni, con i dati di oltre 60 tra siti e piattaforme raccolti in un solo profilo, si possano nascondere pratiche legate all’advertising lesive per l’utente, obbligato a fornire il proprio consenso. In caso contrario ci si trova di fronte all’impossibilità di utilizzare tutte le funzionalità fornite dai servizi di bigG.