Parlando alla Search Engine Strategies conference (SES 2006), l’amministratore delegato Google Eric Schmidt ha spiegato che uno dei più grandi pericoli per il mercato del motore di ricerca è la perdita della sacralità con cui il gruppo tiene segreti i dati relativi alla propria utenza ed alle ricerca compiute. Nei giorni in cui AOL piange sul latte versato delle statistiche sfuggite alle maglie di (in)sicurezza del gruppo, Google ammette di avere il terrore di veder concretizzato un caso simile.
Schmidt promette che Google ha fatto di tutto affinchè i propri dati non potessero andare persi o addirittura rubati da eventuali insider malintenzionati. «Mai dire mai», chiosa però il CEO di Mountain View girando il discorso su una ulteriore fonte di possibili gravi problemi: le entità istituzionali.
Secondo Schmidt, infatti, uno dei rischi principali per la sicurezza dei dati degli utenti è rappresentata dalla possibile richiesta proveniente dagli ambiti istituzionali di aprire il proprio archivio per poter identificare dati importanti per fini diversi. La richiesta, sottolinea il CEO, potrebbe anche non arrivare dal governo USA (precisazione superficiale solo in apparenza) e prima o poi v’è la certezza che qualcosa dovrà accadere e non è detto che Google possa opporre resistenza così come avvenuto in passato.
I dati contenuti nei server Google potrebbero essere golosi a molti e, soprattutto alla luce dell’attività censoria della Cina, il pericolo potrebbe essere imminente: Yahoo ha già dovuto patire la gogna mediatica per aver aperto i propri archivi alle ricerche delle autorità d’oltre Muraglia, Google ha chiesto aiuto già in passato incassando la solidarietà di Bill Gates, ora eventuali nuove pressioni potrebbero non più essere sorrette ed il motore potrebbe trovarsi nella difficile posizione di dover fornire dati che vanno contro gli interessi dell’utenza del motore stesso.