Nelle ultime settimane si è parlato più volte delle manovre attuate da alcuni giganti del panorama tecnologico per eludere le maglie del fisco nei paesi europei, dirottando introiti e capitali verso territori in cui la tassazione sfiora lo zero. Google, ad esempio, attraverso la tecnica definita “double irish-dutch sandwich” ha spostato alle Bermuda miliardi di dollari, evitando così di versare le imposte nel Regno Unito e in altri stati del vecchio continente. Amazon ha fatto altrettanto, come messo in luce da una recente puntata della trasmissione Report andata in onda su RAI 3.
Va specificato che si tratta di strategie del tutto legali, ma studiate per sfruttare un vuoto legislativo che ormai in molti chiedono a gran voce di colmare al più presto. Tra questi anche il primo ministro britannico David Cameron, che nella giornata di ieri ha chiesto formalmente a Barack Obama, Angela Merkel, Vladimir Putin e agli altri membri del G8 di affrontare la questione nel prossimo vertice.
Penso sia nostro interesse comune poter dire ai cittadini che lavorano duramente per pagare le tasse che anche gli altri fanno lo stesso.
Una ricerca condotta da BrandIndex ha mostrato un netto calo nella popolarità di colossi come Google e Amazon tra gli utenti, proprio a causa delle questioni legate al comportamento dei vertici societari in merito al versamento delle tasse, oltre che per vicende legate alla privacy e alla tutela dei dati personali (come l’introduzione della policy unificata da parte di bigG). Il prossimo summit del G8, presieduto proprio da Cameron, andrà in scena nel mese di giugno nell’Irlanda del Nord. Considerate le parole del primo ministro britannico, e il momento non particolarmente roseo per l’economia dei paesi coinvolti, uno dei problemi affrontati potrebbe dunque essere proprio quello inerente al rapporto tra aziende high tech e fisco.