Due colossi della high-tech society americana sono pronte a denunciare il governo degli Stati Uniti. Google e Microsoft hanno stilato un comunicato congiunto nel quale lamentano di non aver ricevuto risposta dal Dipartimento di giustizia a proposito della richiesta di superare i limiti imposti dal FISA, l’atto che rappresenta lo scudo col quale la NSA ha finora fatto il bello e cattivo tempo con loro e coi loro utenti.
Il datagate è ormai arrivato a un punto di non ritorno, anche paradossale. Una vera e propria spy story iniziata con le rivelazioni dell’ex contractor CIA Edward Snowden che il giornale britannico Guardian (in particolare) ha gradualmente pubblicato negli ultimi mesi, e che sta proseguendo in un intrico di sigle incomprensibili di altrettanti strumenti di spionaggio mondiali. Un solo dato è certo: la NSA sta portando avanti da molti anni, già prima dell’era del World Wide Web, una pratica di spionaggio tramite le telecomunicazioni che interessa i cittadini di molti paesi stranieri e anche americani. Per questi ultimi (e solo per loro) c’è una corte segreta, sempre legata al Foreign Intelligence Survellance, che si è occupata di proteggere le intromissioni più gravi e anticostituzionali e che ha giustificato persino il finanziamento alle società della Silicon Valley per accomodare le loro policy e gli eventuali problemi legali derivanti dagli eccessi della NSA.
Contrariamente a quanto accaduto con le rivelazioni a proposito delle telco – che sono state generosamente oliate per poter accedere alle reti di connettività telefonica e a Internet – le società della Silicon Valley non si sono riparate dietro dei no-comment e stanno reagendo stizzite a queste ultime rivelazioni. Facebook ha appena pubblicato il suo report sulle richieste governative sottolineando, come Google e Microsoft del resto, che vorrebbe pubblicare più dati concernenti la NSA, ma di non poterlo fare senza violare la legge. Ha aggiunto, alla luce di queste ultime rilevazioni del quotidiano brittanico, di non aver mai sentito parlare di PRISM, quindi come avrebbe potuto accettare del denaro?
Mountain View e Redmond, invece, dichiarano di voler aprire una campagna comune per la trasparenza dei dati e di aver depositato una causa contro il governo che proseguirà parallelamente ai negoziati, come spiega il vice presidente Brad Smith nel comunicato intitolato “Standing Together for Greater Transparency”:
Crediamo di avere un chiaro diritto sotto la Costituzione degli Stati Uniti di condividere più informazioni. Il governo ha annunciato di voler pubblicare il numero totale di richieste della sicurezza nazionale degli ultimi 12 mesi, proseguendo anno dopo anno. La decisione rappresenta un buon inizio, ma i cittadini meritano e la Costituzione garantisce molto altro. Crediamo sia di vitale importanza pubblicare informazioni che mostrino chiaramente il numero di richieste per i contenuti dell’utente, come ad esempio il testo di una email. Questi dati dovrebbero essere pubblicati in forma distinta dai soli metadati. Crediamo sia possibile pubblicarle evitando di mettere a rischio la sicurezza nazionale. Fino a quando questo tipo di informazioni non saranno rese pubbliche, qualsiasi discussione sulle pratiche del governo e gli obblighi dei fornitori di servizi rimarrà incompleta.