La popolarità non sempre ha conseguenze totalmente positive. Ne sanno qualcosa le grandi star del cinema, della televisione o della musica, ma ne sa qualcosa anche Google, che in fondo può essere definita a ragione una delle grandi star del Web.
Se per cantanti e attori l’essere molto famosi li espone ad attenzioni talvolta indesiderate da parte del pubblico, per Google ciò si traduce invece nell’essere sempre al centro dell’attenzione della gente e della concorrenza, con l’effetto di finire spesso nel mirino di accuse e cause legali da parte di altre aziende che vedono in BigG la causa dei loro danni.
Non si contano più infatti i casi in cui Google è salito sul banco degli imputati, ora accusato di violazione della privacy, ora di aver rubato un brevetto e chi più ne ha più ne metta. In tal senso, l’ultimo aggiornamento vede il motore di ricerca più famoso del Web sotto accusa per il funzionamento dell’algoritmo su cui si basano le SERP proposte agli utenti.
Proprio nelle scorse ore è stata aperta un’indagine Antitrust dal procuratore generale del Texas, Greg Abbott, basata sulla segnalazione dei siti My Triggers, Source Tool/Trade Comet e Foundem, che hanno accusato Google di manipolare i risultati delle ricerche facendo così diminuire il traffico sui propri portali, con conseguente danno economico dovuto alla diminuzione di navigatori.
La vicenda potrebbe anche finire per portale Google in tribunale, sebbene dalle parti del Googleplex affermino a buon diritto di non essere direttamente responsabile delle SERP presentate agli utenti, spiegando come la creazione dei risultati e i conseguenti “piazzamenti” dei vari siti all’interno delle pagine sia frutto di un calcolo automatizzato prodotto da un apposito algoritmo e non vi sia pertanto alcun intervento diretto dell’azienda.
Se la legge americana dovesse non tenere conto di queste giustificazioni, ritenendo le aziende in causa realmente danneggiate, per Google si potrebbe però aprire un nuovo e pericoloso fronte legale anche in paesi diversi dagli USA, il che, considerato il peso che il suo motore di ricerca riveste in moltissime nazioni Italia compresa, dove il volume di utenti che ogni giorno sceglie Google per orientarsi sul Web raggiunge percentuali bulgare, potrebbe comportare la richiesta di risarcimenti elevatissimi da parte di chi si dovesse sentire danneggiato.
In tutto questo contesto, in attesa di capire come procederà l’indagine Antitrust, non resta che notare ancora una volta, semmai ce ne fosse ancora bisogno, come il notevole successo sul mercato dell’azienda di Mountain View non sia stato solo un affare per chi l’ha fondata e per chi ci ha creduto fin da subito, ma anche per i tanti studi legali che negli anni hanno fatto le proprie fortune portando avanti i più disparati procedimenti legali, anche per loro Google è diventato un vero e proprio business.