I due principali motori di ricerca, Google e Yahoo!, sono nuovamente al centro di due distinte iniziative legali. La contemporaneità dei fatti è l’unico punto in comune tra i problemi dei due rivali: la realtà delle contestazioni viaggia su binari completamente diversi.
Il pericolo per Yahoo! viene da una class action (una sorta di denuncia collettiva estranea tanto comune negli Stati Uniti quanto non prevista ad esempio dalla legislazione italiana): 572 cittadini giapponesi hanno sporto denuncia comune contro la sezione giapponese del motore di ricerca per contestare la mancata ricezione di beni acquistati, regolarmente pagati, ma mai ricevuti. In questo contesto Yahoo! svolgeva la funzione di mediatore tra chi metteva all’asta gli oggetti e chi tentava di accaparrarsi quanto desiderato. Il gruppo Yahoo! avrebbe già tentato la conciliazione ma ora sottolinea come la possibilità di eventuali truffe era stata a suo tempo segnalata e la responsabilità per tali misfatti va dunque affibbiata completamente all’utente. La causa è aperta.
Il problema che affligge Google è di diversa natura ma, per certi versi, più pericoloso. Il caso è infatti quello della denuncia portata avanti da American Blind & Wallpaper Factory, azienda che intende difendere il proprio trademark da assalti similari a quelli denunciati a suo tempo dal gruppo Geico (noti anche i casi AXA, Vuitton e Viaticum, casi dagli esiti quanto più diversificati). Il tutto verte dunque attorno alla policy AdWord ed all’uso di keyword uguali o troppo similari a marchi registrati e protetti. Google ha tentato di interrompere la causa presentando 22 pagine di documentazione legale: appello respinto, la Corte Distrettuale del Distretto Nord della California, nella persona del giudice Jeremy Fogel, ordina il proseguimento delle indagini.