Google Earth conquista la terza dimensione

Google è in procinto di acquistare da Stanford una tecnologia da integrare in Google Earth, in grado di generare automaticamente modelli di edifici in 3D. Tale mossa è volta principalmente a contrastare il servizio Virtual Earth di Microsoft
Google Earth conquista la terza dimensione
Google è in procinto di acquistare da Stanford una tecnologia da integrare in Google Earth, in grado di generare automaticamente modelli di edifici in 3D. Tale mossa è volta principalmente a contrastare il servizio Virtual Earth di Microsoft

Google è in procinto di annunciare un accordo con la Stanford University per ottenere la licenza di una tecnologia da utilizzare in Google Earth, capace di generare automaticamente modelli di edifici in 3D. Trattasi di una mossa volta a riacquistare terreno nei confronti di Microsoft e del suo Virtual Earth, lanciato nel mese di novembre ed in seguito arricchito di importanti funzionalità anche e soprattutto nella direzione di una riproduzione tridimensionale della realtà.

Seattle su Microsoft Virtual Earth (by CNet)

Seattle su Microsoft Virtual Earth (byCNet)

La tecnologia offerta da Stanford permetterà a Google di visualizzare una versione tridimensionale e fotorealistica delle diverse città del mondo. Google Earth possiede già una visione 3D di alcune città, ma attualmente i modelli sono stati creati dagli utenti e non da un computer, rendendo il servizio decisamente meno competitivo rispetto a quanto proposto da Microsoft e per il quale tutti gli elementi sono stati generati tramite elaborazione computazionale automatica. Grazie ad un generatore automatico di modelli, il famoso motore di ricerca potrà così colmare il gap esistente tra i rari modelli tridimensionali creati dagli utenti e le piatte immagini viste dal satellite.

Google Earth 3D

Google Earth 3D

Un portavoce di Google ha affermato che la compagnia annuncerà il nuovo servizio nel corso della conferenza Where 2.0 che si terrà a San Jose il 29-30 maggio. «Sono eccitato», ha dichiarato David Cheriton, direttore della Stanford University Distributed Systems Group, «penso che questa tecnologia sia veramente notevole poichè offre un realismo sorprendente tramite un approccio incredibilmente semplice».

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