Mentre Google Earth si appresta ad incorporare anche i suoni dei luoghi che mostra, si parla di porre un freno alla risoluzione delle sue immagini e alle sue potenzialità.
Grazie al lavoro quarantennale di Bernie Krause e della sua compagnia, la WildSanctuary, il software di visualizzazione di foto dal satellite, Google Earth, potrebbe aggiungere al suo già ricco bouquet di servizi anche la possibilità di ascoltare i suoni tipici (o che erano tipici) del luogo inquadrato. Krause infatti ha registrato fino ad ora 3500 ore di materiale sonoro tra versi di animali e suoni ambientali, il tutto rigorosamente geotaggato (cioè associato al luogo dove è stato registrato): lui stesso non esita a definire l’archivio in questione come il più grande e completo al mondo.
Per ora ci sono stati solo contatti con l’azienda di Mountain View ma si pensa che il software che integra anche i suoni possa essere presentato alla conferenza Where 2.0 di San Jose il 29 maggio (evento di cui Google è sponsor principale).
Dal versante opposto invece Google comincia a subire pesanti pressioni governative riguardo le potenzialità che il suo servizio offre indiscriminatamente a tutti ed a titolo gratuito. A far scoppiare il caso sono state alcune dichiarazioni rilasciate all’Associated Press da parte del vice ammiraglio Robert Murret, direttore dell’Agenzia Nazionale di Intelligence Geospaziale che si occupa della sicurezza fornita tramite le immagini satellitari, nelle quali senza mezzi termini il vice ammiraglio dichiara: «se si dovesse verificare una situazione nella quale una qualsiasi immagine fosse usata dai nostri avversari per uccidere degli americani, credo che dovremmo agire. Riesco ad immaginare molte situazioni nelle quali non vorrei che le nostre immagini di siti sensibili fossero liberamente disseminate, sia qui che oltreoceano».