Prima venne “Googol“, ora viene “Googles“. Nel recente passato è stato il nipote del matematico Edward Kasner, l’inventore del termine Googol, a pretendere i propri diritti sul nome che rappresenta il vanto e il successo di Larry Page e Sergey Linn; ora spunta invece una storia vecchia di 6 anni in cui un semplice sito per bambini pretende di aver per primo usato il termine Google all’interno del proprio “Googles and the Planet Goo”.
Steven Esrig, amministratore delegato della Stelor Productions (casa produttrice del sito relativo al cartoon precitato), riferisce a Reuter le proprie rivendicazioni: «senza dubbio eravamo sul mercato per primi […] Abbiamo tentato di accordarci con loro per almeno sei anni. Non siamo nemmeno riusciti a dialogare». Secondo Esrig il dominio googles.com è registrato fin dal 1997 ed avrebbe dunque ogni diritto di priorità nei confronti del motore di ricerca più noto al mondo.
La battaglia è però il più classico dei Davide contro Golia, e la storia dei trademark simili al termine “Google” (ad oggi il più noto della Rete) è ormai un’apologia di tentativi più o meno strambi di mettere le mani sul marchio, a pari modo di quanto successo fin dalle prime ore della nascita di GMail.
La Stelor Production ha ora ufficialmente avanzato due cause legali presso l’ufficio brevetti USA: viene contestato innanzitutto il nome, tale da poter creare confuzione con il precedentemente tutelato Googles; inoltre viene contestata l’apposizione del nome del motore su prodotti vari, ivi compresi oggetti ed abiti di merchandising riservato ai bambini (costituendo fonte di ulteriore confusione tra i due marchi).