I giornali sono vitali per la democrazia e sono una fonte critica insostituibile anche nel mondo di Internet. Parole e musica del CEO di Google Eric Schimdt, ovvero colui che guida il colosso che più di tutti è stato in aperto contrasto, negli ultimi tempi, con il mondo editoriale della carta stampata.
Il massimo dirigente di Google interviene quindi a gettare acqua sul fuoco in un dibattito che si fa sempre più incandescente, con gli aggregatori di news online come Google News, ad esempio, percepiti più come responsabili di “furti di contenuti” più che come alleati nel rilancio di un business, quello editoriale, che sembra essere rimasto “traumatizzato” dal crollo di un modello quale quello carta stampata e incapace, fino a ora, di trovare una nuova strategia per rinascere nel mondo digitale.
Difficile dire se le parole di Schmidt siano un tentativo di mediare posizioni estreme che sono sempre più diffuse tra i grandi editori. Di certo, il fatto che il CEO di Google rivendichi il valore del lavoro svolto dai giornali tradizionali anche in un contesto come quello del Web sembra un tentativo di conciliare le dichiarazioni di Rupert Murdoch, il quale, giusto l’altro giorno, ha chiaramente suggerito agli editori di uscire da Google e Bing.
Schmidt ha tentato pertanto di rassicurare gli editori dicendo come, a suo modo di vedere, sia possibile monetizzare adeguatamente l’informazione sul Web, chiarendo che si tratta solo di trovare il giusto assetto tra contenuti a pagamento e inserzioni pubblicitarie:
Abbiamo un problema di modello aziendale. Non abbiamo un problema di notizie. […] Siamo tutti in questo insieme.
Google è quindi disponibile ad aiutare gli editori nella ricerca della soluzione, cercando di vedere quest’ultimi come partner più che come nemici. Per riuscire nell’obiettivo BigG chiede a sua volta l’aiuto della community, dicendo come sia fondamentale sentire gli utenti per arrivare insieme a una soluzione vantaggiosa per tutti.
Le reazioni degli esponenti dell’editoria americana sembrano state, tuttavia, contrastanti. Se a qualcuno è infatti piaciuta la disponibilità di un gigante del Web come Google a collaborare, ad altri appare ancora impossibile trovare un punto d’incontro con chi vede la vicenda con prospettive diametralmente opposte.