Viacom ha perso la causa miliardaria intentata contro YouTube. La Corte, come sbandiera Google con forza, «ha deciso che YouTube è protetto dalla Digital Millennium Copyright Act (DMCA)» e non può quindi essere accusato nella fattispecie di violazione di copyright. Ed è questa una decisione di enorme portata tanto per il caso in sé, quanto per l’immensa sequela di conseguenze che avrà sul mercato.
Secondo Viacom, Google aveva acquistato YouTube nella piena consapevolezza delle molte violazioni di copyright esistenti, tali peraltro da rappresentare una parte integrante del core business del servizio; secondo Google, Viacom aveva addirittura caricato filmati ad hoc per violare il proprio stesso copyright, tentando così di mettere YouTube con le spalle al muro. Tra le parti vecchie ruggini ed un forte interesse in ballo, con le parti pronte in una sfida legale che prevedeva quindi una enorme posta in palio. Posta che, dopo la prima puntata, va tutta nelle casse di Mountain View.
«È una vittoria importante non soltanto per noi, ma anche per i miliardi di persone in tutto il mondo che usano il web per comunicare e condividere esperienze con altri. Siamo eccitati per questa decisione e guardiamo avanti per rinnovare il nostro focus nel supportare l’incredibile varietà di idee ed espressioni che miliardi di persone caricano e guardano su YouTube ogni giorno». Kent Walker, consigliere generale Google, esprime tutta la soddisfazione possibile per un successo tanto importante, con il quale YouTube non solo assicura il proprio passato, ma si garantisce anche un futuro libero dai lacci che Viacom avrebbe voluto estendere sulla repository video più importante della rete. La decisione del giudice Louis Stanton (pdf), si sottolinea, si estende anche alla denuncia portata avanti dalla Football Association Premier League Limited, annoverando quindi tutti quei filmati che fanno riferimento al campionato di calcio più ricco al mondo e che su YouTube aveva esteso i propri interessi ed i propri desideri di tutela.
Quando Google acquistò YouTube per 1.65 miliardi di dollari nel 2006, il rischio di cause di questo tipo era forte e concreto. Google però ha confidato fin da subito nelle possibilità della DMCA ed in un certo cambiamento della filosofia generale nei confronti del copyright. La denuncia Viacom aveva concretizzato tale possibilità nel Marzo del 2007 chiedendo a Google 1 miliardo di dollari di penale per le numerose violazioni ospitate.
La causa si è decisa su un dettaglio particolare. Secondo Google, infatti, YouTube rimuove tutti i filmati per cui si fa esplicita richiesta indicando il motivo della violazione; secondo Viacom tutto ciò è vero solo parzialmente e, soprattutto, concede comunque a Google una piccola finestra di successo sui filmati in violazione. Il caso della Premier League vedeva al centro della questione medesimo dettaglio: i filmati con le azioni clou delle partite di pallone hanno enorme successo nelle primissime ore, erodendo così il valore delle anteprime televisive. Quando il filmato viene notato e segnalato a YouTube per la rimozione, però, è ormai troppo tardi ed il danno è compiuto (a tutto vantaggio di YouTube): tutto verte, quindi, sulla velocità delle manovre e sulla finestra di tempo che passa tra un evento ed il momento in cui le relative immagini vengono rimosse, cioè la finestra di tempo in cui si concentra gran parte del valore legato all’evento stesso.
Google da parte sua offre da tempo ai partner specifici accordi pubblicitari che, in cambio di una concessione sul copyright, concedono parte del ricavato dalle inserzioni pubblicitarie sui filmati. Accordo che Viacom, però, ha sempre rifiutato e considerato lesivo dei diritti e della proprietà intellettuale di chi produce contenuti.
Lo scontro legale si è sviluppato con grande sfoggio di email interne nelle quali Google e Viacom tentavano di dimostrare la reciproca malafede. Il giudice sembra però essere andato oltre questo tipo di approccio e nelle conclusioni si limita a dichiarare YouTube protetto dalla DMCA ed esprimendo un giudizio di ragionevolezza nei confronti dei tempi che Google ha impiegato tanto nella messa a punto del sistema di tutela del copyright, quanto nella rimozione dei filmati in seguito a puntuale segnalazione.
Ma il caso non può certo considerarsi chiuso. Mentre A Mountain View suonano festose le Vuvuzela, infatti, negli uffici legali di Viacom già si prepara il contrattacco: «Crediamo che questa decisione della Corte sia fondamentalmente sbagliata e contraria al linguaggio della Digital Millennium Copyright Act, agli intenti del Congresso ed alla visione della Corte Suprema espressa in gran parte delle recenti decisioni. Intendiamo portare questo problema davanti alla Corte di Appello il prima possibile. Dopo anni di rinvii, questa decisione ci offre l’opportunità di avere una Corte di Appello che colga questa problematica in modo accelerato. Guardiamo avanti al prossimo capitolo del processo».