Il nuovo oggetto del desiderio per i big dei settori tecnologico e Web si chiama Waze. A tutti coloro che da qualche tempo si interessano all’ambito mobile il nome non suonerà di certo nuovo, agli altri basterà sapere che si tratta di una società israeliana fondata nel 2008, impegnata nello sviluppo di una tecnologia in grado di fornire indicazioni stradali e avvisi basati su quanto condiviso dagli utenti. In altre parole, una sorta di “navigatore 2.0”, al quale ognuno può contribuire inviando informazioni sul traffico, modifiche dei percorsi, incidenti, rallentamenti, nuove vie e altro ancora.
All’inizio del mese si è parlato di una possibile acquisizione da parte di Facebook, realtà sempre più vicina al settore smartphone come dimostra il recente lancio di Home. Il colosso di Mark Zuckerberg, stando alle indiscrezioni trapelate in Rete, sarebbe pronto a mettere sul piatto un miliardo di dollari per allungare le mani sulla startup. Lo stesso vuole fare Google, secondo quanto riferito da una fonte rimasta anonima alla redazione di Bloomberg. Interrogata sulla vicenda, una portavoce della società si è rifiutata di commentare.
Il gruppo di Mountain View offre già di un sistema avanzato per la mappatura del territorio e la navigazione stradale, sia tramite interfaccia Web che su smartphone e tablet con apposite applicazioni. Per bigG appropriarsi di quando messo a punto negli ultimi anni da Waze Mobile significherebbe però impedire l’approdo della tecnologia su piattaforme concorrenti, oltre che la possibilità di integrare ulteriori funzionalità social in Google Maps o nel Navigatore per dispositivi mobile.
Non è da escludere nemmeno l’ipotesi che la startup possa restare indipendente, proseguendo così il proprio cammino e continuando a generare profitti dalla vendita di inserzioni pubblicitarie geolocalizzate. Anche senza l’intervento di Google o Facebook il business di Waze si è dimostrato solido e ricco di potenziale, non solo per gli oltre 40 milioni di utenti attivi. Nel 2011 ha ricevuto un finanziamento pari a 30 milioni di dollari da Kleiner Perkins Caufield & Byers e Horizons Ventures Hong Kong. Secondo alcuni anche Microsoft ha contribuito in passato alla crescita del progetto, restando però sempre rigorosamente dietro le quinte.