Doveva essere un comitato formato da otto esperti in tutto il mondo per rispondere alle difficili domande che sono nate tra intelligenza artificiale ed etica: l’ATEAC è durato solo 10 giorni. Google ha infatti deciso di sciogliere il consiglio esterno, dopo i fortissimi contrasti sull’uso dell’IA in ambito militare, ma anche a causa di alcune proteste dopo la presenza di membri alquanto scomodi.
Il progetto di Google prevedeva quattro riunioni nel corso dell’anno, per questa commissione che doveva analizzare le implicazioni etiche dei programmi che riguardavano l’IA della casa di Mountain View. Dopo solo un incontro si è capito che la cosa non poteva andare avanti. I motivi in realtà sono stati due: il primo è stata la presenza nel consiglio di Kay Coles James, presidente della Heritage Foundation, una persona molto conosciuta negli Stati Uniti per avere posizioni anti-LGBTQ, conservatrice e tra l’altro autrice di alcuni tweet omofobi le persone transessuali.
Today @heritage will critique gender identity @UN_CSW because powerful nations are pressing for the radical redefining of sex. If they can change the definition of women to include men, they can erase efforts to empower women economically, socially, and politically. #CSW63
— Kay C. James (@KayColesJames) March 20, 2019
Da qui è scattata una petizione, firmata da migliaia di dipendenti Google, per cercare di rimuovere Kay Coles James. La seconda motivazione, ancora più delicata, è il probabile utilizzo delle tecnologie IA di Google per scopi militari. I toni si sono alzati tra le due fazioni, cioè chi escludeva assolutamente l’uso dell’intelligenza artificiale per scopi militari e chi era favorevole, anche se con delle precauzioni. Il problema è sorto anche con la presenza nella commissione di Dyan Gibbens, che è tra l’altro proprietario di un’azienda che vende droni all’esercito USA, il che ha creato odore di conflitto di interessi.
Chiude quindi questo esperimento nobile negli intenti, ma visto da alcuni come mera attività di lobbying. Nel progetto erano coinvolti anche due italiani, cioè Luciano Floridi, che insegna Filosofia e etica dell’informazione ad Oxford e Alessandro Acquisti, ricercatore sui temi della privacy ed economista comportamentale che insegna all’Heinz College della Carnegie Mellon University.